“Fino a Medjugorie per farsi dare dei pirla dalla Madonna?”

Il racconto del viaggio di un gruppo di medici varesini inviati per "studiare" i veggenti durante le apparizioni. La Vergine vide e sorrise

C’è molto di Varese  negli inizi di una più vasta conoscenza in Italia delle apparizioni della Madonna a Medjugorie, in Erzegovina. La vicenda vide infatti coinvolti un gruppo di medici cattolici, testimoni anche di due guarigioni che la scienza definì inspiegabili.

Le apparizioni, a 6 ragazzi, ebbero inizio il 24  giugno 1981 e per alcuni di loro  sono ancora in corso: un fenomeno che dura da 26 anni e  la cui realtà nessuno è riuscito a incrinare nonostante la   grande mobilitazione della scienza 

All’inizio del 1982  in Italia non erano molto diffuse e precise le notizie  dell’evento in terra jugoslava, ma ne era conoscenza il dottor Frigerio, ginecologo presso una nota clinica milanese, che si ritrovò con una giovane infermiera, Rosy, aggredita da una terribile malattia.

Fu concordato un viaggio a Goteborg per un intervento chirurgico da ultima spiaggia. Disse inoltre Frigerio a Rosy: ” Stai serena, dopo l’operazione andremo in Jugoslavia dove appare la Madonna.”

Da Goteborg dopo pochi giorni sarebbe arrivata una drammatica conferma: al  massimo per la ragazza due mesi di vita.

Il dottor Frigerio volle però mantenere l’impegno con Rosy e andarono a Medjugorje e due mesi dopo la giovane non presentava più tracce del male che doveva portarla alla tomba. Il medico prima ancora della miracolosa guarigione della sua  paziente chiamò diversi suoi colleghi amici, che già su  suggerimento suo e del cardiochirurgo Botta, erano andati sui luoghi delle apparizioni e li invitò a un secondo viaggio “per cercare di approfondire”,  come cattolici, quanto accadeva nel paesino in mezzo ai monti dell’Erzergovina. 

Furono  una mezza  dozzina i medici che partirono: li accolsero molto bene i frati che seguivano i veggenti, infatti essi pure volevano saperne di più, tanto che subito chiesero che fossero effettuati controlli sui ragazzi durante un’apparizione. La cortese richiesta spiazzò tutti perché il viaggio del clan varesino non aveva scopi scientifici: il gruppo allora si inventò qualcosa di scientificamente  elementare  da fare. Completamente fuori gioco, essendo ginecologo, il dottor Frigerio avrebbe osservato, “ come giornalista”,  mentre gli altri colleghi durante l’apparizione avrebbero fatto prove relative a reazioni sensoriali dei veggenti.
Giancarlo Comeri, urologo, decise di limitarsi a un controllo dei riflessi sui talloni mediante il classico martelletto, che ogni medico ha nella sua borsa. Durante l’apparizione  nemmeno pizzicotti in punti tradizionalmente dolorosi  e tanto meno il martelletto azionato da Comeri sortirono  reazioni nei veggenti, ma una “botta” ai medici arrivò al termine dell’estasi, quando una delle ragazze,  Viska, avvalendosi come  interprete di padre Tomislav, il frate che si occupava dei  veggenti, si avvicinò al dottor Comeri:” La  Madonna  mi ha detto di riferirti che tutto quello che avete fatto non serve a niente”. Seguirono  sbalordimento e un silenzio anche preoccupato, l’atmosfera si rasserenò un poco quando a Viska venne chiesto se la Madonna fosse arrabbiata: “No, sorrideva.” 
 

L’episodio avrebbe  avuto una divertente coda  al rientro della spedizione a Varese, quando la moglie di uno dei sanitari goliardicamente ma realisticamente commentò:  ” Caro, siete andati sino a Medjugorje per farvi dare del pirla dalla  Madonna”. Invece  il messaggio riferito da Viska aveva fatto scattare nei presenti la consapevolezza della veridicità dell’apparizione. 

Era stato fatto un filmato dell’incontro con i medici varesini e a sorpresa  venne proiettato  tempo dopo in occasione di un affollato incontro nel salone della Camera di Commercio di  Varese,  ospite un mariologo di fama mondiale, l’abate  Laurentin;  l’inutilità dei controlli dei sanitari varesini  sui veggenti  comunicata dalla Madonna,  era stata ironicamente ripresa da Laurentin che, commentando il filmato, con desolazione sottolineava  l’incredibile impegno di Giancarlo Comeri  “nell’inchiodare al pavimento gli abiti di una delle veggenti “!!

Comeri,  presente in sala, chiarì subito e bene  quello che dal filmato non si capiva: Laurentin si scusò e  disse che lo avrebbe spiegato nei suoi successivi incontri dedicati a Medjugorje. 

 Passò del tempo, il dottor Comeri,  primario del Sant’Anna di Como, una sera venne chiamato d’urgenza: un ragazzo orinava sangue in grande quantità. Gli asportò un rene, ma parecchi organi vicini erano  già invasi da enormi metastasi. Con delicatezza i genitori furono informati della gravità della situazione.  Comeri disse loro: “Intanto portate vostro figlio a Medjugorje” . Accadde come con Rosy e oggi il ragazzo è un felice padre di famiglia. Il suo caso è nella letteratura  medica e tra i miracoli di Medjugorje  che la Chiesa non ha ancora preso in esame, come del resto le apparizioni. Intanto 50 milioni di fedeli sono andati nei luoghi della Madonna. 

Da Varese dunque partirono un segnale forte e nuova conoscenza sulle apparizioni, ma il nome della nostra  città  nel 1991 e per tre anni fu accostato anche a una serie di grandi interventi umanitari a favore delle popolazioni coinvolte nella feroce guerra civile nella ex Jugoslavia: 64 viaggi, ciascuno della durata di una settimana, per trasportare centinaia di tonnellate di viveri, offerti da parrocchie e privati e distribuiti a cristiani e islamici.  Altri aiuti in seguito continuarono a favore di padre Jozo che si occupa degli orfani della guerra civile e che  richiama migliaia e migliaia di  persone ogni volta che viene in Italia.

E’ l’onlus “Mir i dobro” (Pace e bene) di Viggiù che da sempre affianca il carismatico frate,  parroco di Medjugorje al tempo delle apparizioni e incarcerato e torturato dalla polizia titina.

Nel segno della preghiera e della devozione mariana, forte ma mai fanatica, a Varese,  terminato l’impegno corale degli  aiuti, da tempo si  è costituito il gruppo degli “Amici di Medjugorje” che continua a operare nel campo della solidarietà e ogni anno organizza  parecchi pellegrinaggi, uno dei quali anche a Fatima. 

Qualche volta, improbabile pellegrino, li seguo: con  profondo rispetto, senza  i sorrisetti ironici di coloro che sempre criticano preferendo la più comoda vita da cristiano ridicolo o da ateo; vado nei luoghi delle apparizioni senza il supponente, infastidito atteggiamento di  nostri preti che su Medjugorje e il suo mistero parlano e giudicano da lontano, senza nulla avere visto,  studiato e vagliato, nemmeno alla luce della scienza,  non dico della fede.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Giugno 2007
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