Ospedale fracassone? Arriva la centrale silenziosa

Acqua fredda, calda e vapore. Li fornirà un nuovo impianto di Varese Risorse. Che così si difende dalle critiche

L’ospedale tra due anni farà silenzio come in chiesa. Basterà aspettare che Varese Risore – sì proprio lei, la società finita nel ciclone della polemica politica la scorsa primavera per le assunzioni targate Lega –  realizzi una nuova centrale termorefrigerante che sostituisca quella "fracassona" che scatenò le proteste di tutto il quartiere (anche se nel frattempo è arrivato il silenziatore).

La società, che ha capitale interamente pubblico, ha appena firmato un appalto con una azienda, la Europower di Gallarate, che costruirà la centrale, a partire da domani. Varese Risorse pagherà, accendendo un mutuo con la Bpu, 10 milioni di euro; un investimento di grande rilievo per il nuovo ospedale, mentre la centrale sarà posizionata dentro il recinto del nosocomio, nei pressi di villa Tamagno.
La centrale farà almeno tre cose: darà acqua fredda per l’aria condizionata, acqua calda per il riscaldamento, e vapore per i servizi ospedalieri. Dovrebbe risolvere, dunque, sulla carta, più di un problema, da quelli di gestione dei pazienti e quelli di tensioni col quartiere. Ma di più: produrrà anche energia elettrica, per non gravare sulla rete. Finalmente, verrebbe da dire, ma Varese Risorse non ritiene di aver lavorato male sul nuovo ospedale. «Noi abbiamo fatto un impianto provvisorio che aveva sì delle criticità ma che è partito in ritardo non certo per colpa nostra» spiega il direttore generale Fabio Fidanza. «Il nuovo progetto è invece decisamente all’avanguardia, è una trigenerazione, e può anche fare da riserva per l’ospedale in casi di emergenza, per eccezionali interruzioni della rete di teleriscaldamento». Varese Risorse, infatti, bisogna ricordare che serve circa 20mila persone con la sua centrale di cogenerazione, buona parte di viale Borri, per intenderci, e vorrebbe uscire dallo scomodo ruolo di “poltronificio” a cui la politica l’ha spesso relegata. «Nel 2006 – spiega il direttore generale Fidanza – abbiamo presentato il bilancio migliore con 600mila eruo di utili, mentre il peggiore risaliva al 1992 con 2 milioni e 300mila euro di perdite, è il segno che questa società ha prodotto dei risultati» Un richiamo non casuale, sottolineato anche dal presidente Franco Barosi: il 29 giugno scade il cda, dopo gli attacchi alle nomine e assunzioni da parte dell’Udc, che si fa? Tocca alla capofila Aspem Reti la decisione, ma ovviamente in un quadro di accordi tra i partiti della maggioranza, Udc e Forza Italia permettendo. Basterà la nuova centrale a salvare lo status quo?

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Giugno 2007
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