Un reparto per la “chirurgia veloce” alla MultiMedica di Castellanza

A settembre tutto sarà completo: gli interventi in giornata diventeranno routine, come spiega il professor Giampiero Campanelli dell'UnInsubria, direttore della nuova unità

La MultiMedica di Castellanza si dota di strutture d’avanaguardia: un’unità dedicata alla day surgery, gli interventi chirurgici in giornata, e alla week surgery, ossia tutti quegli interventi che richiedono degenze al massimo di quattro giorni. È con autentico entusiasmo che il direttore della nascente unità, professor Giampiero Campanelli, ordinario di Chirurgia all’università dell’Insubria di Varese, segretario generale della SICADS (Società Italiana di chirurgia Ambulatoriale e Day Surgery) e presidente della Fondazione Day Surgery onlus, accoglie questo sviluppo. Uno sviluppo reso possibile dalla condizione particolare della struttura castellanzese di viale Piemonte, quale privato accreditato dalla Regione; un mondo nuovo e diverso, ammette Campanelli, rispetto alla realtà dei grandi ospedali pubblici come il Policlinico di Milano, presso cui il professore aveva esercitato prima di raggiungere la MultiMedica. Una condizione privilegiata per dimensioni "maneggevoli" e mancanza di intoppi finanziari e burocratici, che consente di realizzare rapidamente investimenti e opere altrove problematici. In tal modo MultiMedica, subentrata nel 2000 nella gestione dell’allora clinica Santa Maria, si pone sotto i riflettori nel segno della qualità.

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Un reparto per la day e week surgery alla Multimedica 4 di 7

Il vantaggio sarà tutto per i pazienti. «Il concetto di nosocomio, o dell’ospedale sotto casa, è ormai alle spalle» spiega Campanelli; «si va verso la specializzazione delle strutture medico-chirurgiche». E la specialità di MultiMedica, accanto all’oncologia, saranno proprio i "piccoli interventi" come l’ernia inguinale. «Se ne eseguono ogni anno 170.000 in Italia, di cui il 30% in day surgery, una percentuale che negli USA è già al 60%» sottolinea il professore, antesignano già in giovanissima età, a 28 anni, nel lontano 1989, quando per la prima volta in Italia questo tipo di intervento fu da lui eseguito in regime di day hospital, facendo alzare il paziente subito dopo l’intervento (in anestesia locale) e consentendogli un veloce rientro a casa. La day surgery, le cui modalità sono state precisate dalle linee guida disposte in tempi successivi dai ministri Guzzanti e Veronesi su indicazione, fra gli altri, dello stesso professor Campanelli, oltre che per le ernie è indicata anche per vari altri interventi a carattere miniinvasivo come quelli sulla colecisti, o di tipo proctologico, solo per fare qualche esempio. «Diventeremo un punto di riferimento: qui avranno sede la SIDACS, la Fondazione Day Surgery onlus, ma anche la European Ernia Society» annuncia Campanelli. «Qui operano docenti e specializzandi universitari di un ateneo prestigioso come l’Insubria; riceviamo pazienti che vengono dal Sud, ma anche da Roma con tutti i suoi ospedali. Grazie alla riorganizzazione potremo direttamente ricevere un paziente la mattina, fare tutti gli esami del caso, procedere all’intervento in day surgery e dimetterlo in giornata». Il tutto garantendo poi la reperibilità e l’assistenza più completa per le 24 ore successive all’intervento: «il paziente per poter affrontare un intervento in day surgery non deve vivere da solo, abitare a più di ottanta chilometri da qui o non essere rintracciabile per telefono; quanto a noi medici, dobbiamo dare il nostro numero di cellulare ai pazienti, e chi non lo fa ha sbagliato mestiere». Per la week surgery il discorso cambia di poco: per le degenze brevi si opererà nei primi giorni della settimana, mentre il venerdì finirà per essere giorno d’elezione per gli interventi in giornata.

I lavori per la ristrutturazione ed ampliamento del blocco operatorio sono avviati: dal 27 luglio fino alla fine di agosto non lo si potrà utilizzare, ma dai primi di settembre una struttura d’avanguardia sarà a disposizione, e ne beneficeranno tanto la day surgery quanto l’oncologia. Al centro, con un investimento da tre milioni di euro, lo IORT, un apparato per la radioterapia intraoperatoria, tecnica avanzatissima che negli interventi oncologici elimina la necessità della radioterapia post-intervento. Intorno, in un blocco operatorio "blindato" come una radiologia, una nuova recovery room, un laboratorio di anatomia patologica e un’unità di terapia intensiva postoperatoria per gli interventi di maggiore importanza.

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Pubblicato il 12 Luglio 2007
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