Caldé come Calcutta. Varese distretto della matematica

Una ragazza di Luino medaglia d'oro alle olimpiadi di matematica. Un ragazzo di Varese nominato miglior studente d'Italia. Ogni anno centinaia di giovani menti brillanti sbarcano sul Lago Maggiore per allenarsi con Nando Geronimi

giochi matematici a castelveccana


Caldé non è Calcutta, ma in quello spicchio di Lago Maggiore ogni anno arrivano da ogni parte d’Italia centinaia di giovani matematici per allenare i loro cervelli. Il loro preparatore è Ferdinando Geronimi, 64 anni, un fisico tutt’altro che da atleta, una laurea in economia e una passione viscerale per i numeri. Geronimi, dopo aver passato quarant’anni della sua vita a insegnare matematica alle scuole medie, dal 2001 prepara queste menti meravigliose per le finali delle olimpiadi dei giochi matematici di Parigi e per quelle italiane che si svolgono all’Università Bocconi di Milano. Ha allenato anche i due gioielli varesini Alessandro Moia e Maria Colombo, il primo nominato recentemente miglior studente d’Italia, la seconda medaglia d’oro (unica donna) alle olimpiadi della matematica, entrambi «arruolati» dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Geronimi si puo’ parlare di distretto varesino della matematica?

«Noi lo chiamamo già in questo modo, senza enfasi. Caldé è un punto di riferimento per i giovani matematici varesini, italiani e anche europei. Tutti i finalisti di Parigi ogni anno vengono qui sul lago ad allenarsi, alcuni ritornano. Inoltre è di Varese anche il professor Angelo Guerraggio, docente di matematica alla Bocconi e all’Insubria, responsabile della sezione varesina di Mathesis, la Società Italiana di Scienze Matematiche e Fisiche, e coordinatore del Pristem della Bocconi, che organizza i giochi matematici».

Che età hanno i nostri campioni?
«In genere, come nel caso di Moia e Colombo, i risultati migliori li hanno i grandi, cioè gli studenti che frequentano il quarto e il quinto anno di liceo. Siamo deboli sui più piccoli».

Perché la matematica non ha successo tra i bambini?
«Penso che sia un problema legato all’emotività e alla mancanza di abitudine alla competizione. Quindi vincono quelli che sono già un po’ strutturati nel carattere, cioè i più grandi. Sono forti, invece,  i polacchi che a Parigi vincono molto».
(foto: Geronimi, primo da destra, nella trasferta di Parigi)


Nella storia della matematica ci sono poche donne. È ancora così?
«Purtroppo sì. E non so il perché. Solo il 4 per cento sono ragazze e pochissime quelle che vincono. Maria Colombo è un talento precocissimo. Io mi ricordo che lei già alle medie partecipava alle gare più importanti, comprese le finali di Parigi».

Nei suoi incontri lei insiste molto sui giochi matematici. Ma giocare e fare matematica sono la stessa cosa?
«Non proprio. Il gioco matematico è un modo accattivante per aprire queste testoline d’oro. Una volta che gli si fa intuire la bellezza del metodo e del ragionamento allora si puo’ passare, alle formule agli algoritmi, ai teoremi. La matematica riscuote poca simpatia perché viene insegnata male. Il gioco serve alla didattica».

Molti sono spaventati dalle formule incomprensibili.
«Allora, se lei prende in mano un testo di matematica del 1500, non troverà una sola formula. Eppure si parla di matematica. Anche io sono in difficoltà su alcune formule cariche di simboli, ma questo non vuol dire che non possa fare matematica».

Se un ragazzo non è bravo nei giochi matematici vuol dire che non è portato per la materia?
«No. Ricordo Samuele, un ragazzo di Luino, che amava la matematica, al punto che andava sempre in biblioteca e leggeva qualsiasi libro che parlasse di numeri. Eppure ai giochi si classificava sempre male perché faceva errori banali. Era capace di scrivere che due più due faceva tre. Il suo era un problema emotivo. Questo ragazzo si è laureato in matematica alla Scuola Normale di Pisa e non considerava i giochi matematici importanti per la sua vita». (foto: un momento delle lezioni di Caldé)

Quali sbocchi puo’ avere oggi un ragazzo che studia matematica?
«
Questa materia ti insegna un metodo scientifico rigoroso e ti spalanca molte porte. Però molti pensano che studiare matematica ti faccia guadagnare poco e così ripiegano su ingegneria o altro. In parte hanno ragione, in parte no. Oggi, ad esempio, le banche hanno bisogno dei matematici per le consulenze sui codici di sicurezza».

L’avvento del computer ha cambiato qualcosa?
«Poco, perché per fortuna la matematica non è solo calcolo. A volte è trovare soluzioni eleganti a vecchi problemi, trovare nuovi problemi o elaborare nuovi teoremi, trovare un algoritmo un po’ particolare o scoprire un’intuizione».

Qualcuno imbroglia durante i giochi matematici?
«Sì, anche se in matematica non si puo’ bluffare perché vieni subito scoperto. Però a volte qualcuno trae conclusioni affrettate, anche se il rigore del metodo lo sconsiglia. Anche questi trucchi fanno parte del gioco».

Il suo matematico preferito?
«
Fibonacci.  Lui ha scritto cose meravigliose nel 1500 prendendo spunto dalla cultura matematica araba».

Il suo numero preferito?
«
Il sette, perché un settimo ha una periodicità su cui si puo’ lavorare moltissimo».

di
Pubblicato il 26 Ottobre 2007
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