Emanuele: tre giorni di vita e 4 ore sotto i ferri

Eccezionale intervento all'ospedale Del Ponte. L'equipe di urologia pediatrica ha ricostruito la vescica, la colostomia e la parete addominale inferiore ad un neonato

Emanuele non ha nemmeno un mese ma ha già subito un intervento complicatissimo e molto difficile.
Oggi, è ancora accudito e coccolato nel reparto di terapia intensiva neonatale dal personale diretto dal professor Massimo Agosti al Del Ponte.  Mangia regolarmente dal seno materno come tutti i suoi "coetanei".

Il suo arrivo, però, non è stato dei più semplici. Al sesto mese di gravidanza, il ginecologo ha diagnosticato alla madre Maria Rita Bonellis un sospetta "estrofia vescicale" e, soprattutto, una sospetta "estrofia cloacale": il piccolo, per una rarissima e complessa malformazione, ( un caso ogni 250.000/300.000 nati) che si verifica durante lo sviluppo prenatale della parete addominale inferiore,  sarebbe nato con la vescica e l’intestino aperti.

Maria Rita e Luciano iniziano, così, a cercare un ospedale che possa aiutare il loro bambino. Prima bussano a Torino, ottenendo una tiepida risposta. Allora, su indicazioni del loro medico, prendono appuntamento al Del Ponte di Varese. Ad agosto vengono ricevuti dal ginecologo Carlo Bulgheroni che effettua un’ecografia. Con il responso, il medico si confronta con il collega Gianantonio Manzoni specializzato in urologia pediatrica. La situazione è estremamente delicata: il bambino dovrà essere sottoposto ad un intervento ricostruttivo urgente, appena subito dopo il parto.
Vengono, allora, allertati il reparto di ostetricia diretto dal professor Pierfrancesco Bolis che fissa il parto cesareo per il 24 settembre per non rischiare un parto fisiologico. Emanuele è un bellissimo bambino di 4 chili e cento grammi per un’altezza di 51 centimetri. Alla sua nascita, i medici si accorgono che la situazione è, se possibile, anche peggiore: l’intestino presenta un prolungamento che fuoriesce dal piccolo corpicino.

Dopo tre giorni, in cui il professor Agosti stabilizza il neonato, si entra in sala operatoria. Attorno al piccolo ci sono il dottor Manzoni, coadiuvato dalla dottoressa Lilia Reali, dalla strumentista Silvia Conserva e dall’infermiera Tina Girardi. Fa parte del gruppo anche il professor Philip Ransley, luminare britannico, che lavora nel più importante ospedale pediatrico d’Europa e di cui il dottor Manzoni è allievo.
L’operazione si presenta difficile e lunga: un’importante sfida anche per i due anestesisti Giuseppe Tomassini e Raffaella Sagredini che per la prima volta sono chiamati a sedare un bimbo di soli tre giorni di vita. Scelgono il sistema del catetere peridurale con il quale somministrano analgesici e calmanti utili anche nella fase post operatoria durata cinque giorni.

A due settimane dall’intervento, i medici si dicono soddisfatti dell’esito dell’operazione di ricostruzione che, comunque, non pone fine al travaglio del piccolo Emanuele: ad un anno dovrà tornare sotto i ferri per un intervento di ricostruzione dei genitali, mentre verso i 3 o 4 anni dovrà essere tenuto sotto controllo per l’incontinenza.
La parola fine, dunque, non si può ancora pronunciare, ma per i genitori e il fratellino di 8 anni, che domenica scorsa hanno visto per la prima volta il sorriso del piccolo Emanuele, raccontare le tensioni e le soddisfazioni vissute in questi due mesi è già un ottimo traguardo. Un traguardo che pone gli ospedali di Varese al centro della notizia.

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Pubblicato il 09 Ottobre 2007
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