“Il primo ricordo dell’Insubria è che non c’era”

Le lezioni dei primi anni Novanta raccontate dai docenti che furono presidi al momento della nascita dell'ateneo

«Anche un viaggio di mille miglia comincia con un piccolo passo». Un antico proverbio per raccontare la nascita dell’università di Varese e Como. Lo cita Giorgio Conetti, rettore vicario dell’Insubria e primo preside della facoltà di giurisprudenza. «Il ricordo del primo giorno da preside? È nitido – racconta – non c’era nulla. Nel 1994 a Como fu attivato il corso di laurea in giurisprudenza dell’Università di Milano, quello che poi si trasformò nella facoltà di giurisprudenza dell’Insubria. C’erano 600 iscritti al primo anno. Ci ospitò il collegio Cardinal Gallio di Como e lì si tenne la prima lezione. Ma ricordo che non c’era niente, mancavano i banchi, le sedie… Con il tempo si migliorò: oggi siamo al Chiostro di Sant’Abbondio che è un’ottima struttura e anche a Varese si sta lavorando per dare agli studenti dei luoghi adatti allo studio universitario».

«Facevamo lezione e nel cortile c’erano le suore – ricorda Alberto Sdralevich, primo preside della Facoltà di Economia e oggi docente ordinario di politica economica -. Mi chiesero di occuparmi, nel 1992, di questa nuova facoltà e, nel secondo anno, ottenemmo la sede di Via Ravasi, il collegio Sant’Ambrogio. Non furono anni semplici ma eravamo motivati e gli studenti compresero la nostra determinazione. Fino al 1998 la segreteria fu quasi inesistente, c’erano due ragazze "prestate" da Pavia. Erano molto attive seguivano gli studenti, diedero un gran contributo. La prima laureata in economia oggi insegna negli Stati Uniti».

Le lezioni? «Erano svolte da bravi docenti che provenivano da Pavia. La didattica è sempre stata di buon livello. Ricordo che mi impuntai per avere una biblioteca autonoma che qualcuno vedeva come un investimento superfluo. Invece si dimostrò una scelta azzeccata». Oggi la facoltà di economia ha sede in via Monte Generoso a Bizzozero, lontano dal centro di Varese. «Penso che dopo dieci anni debba arrivare a una conclusione il progetto del campus universitario – ha aggiunto Sdralevich -. Una città non nasce universitaria, ma può diventarlo con il tempo. Serve però un sistema di alloggio sia per gli studenti, sia per i docenti. Su questo, a mio avviso, siamo in ritardo».

«Il periodo che portò alla nascita dell’Insubria fu entusiasmante» ha spiegato Roberto Valvassori, incaricato nel 1990 di promuovere e coordinare lo sviluppo delle attività didattiche e di ricerca di scienze biologiche per la sede di Varese. Il suo contributo è stato decisivo nella realizzazione del primo edificio varesino destinato ad accogliere le attività di ricerca universitaria ed è stato direttore del dipartimento di biologia dal 1997 al 2000. «C’era una concorrenza forte da parte delle altre facoltà che stavano nascendo nell’Insubria e dagli atenei vicini perciò biologia doveva darsi da fare e in poco tempo. Eravamo pochissimi docenti. Ma portai sul territorio 18 miliardi di lire per costruire la nostra sede».

«Il ricordo dei primi giorni dell’Insubria si accompagna a quello della separazione dall’Università di Pavia – ha spiegato il Rettore Renzo Dionigi, allora preside della facoltà di medicina -. Non fu semplice riuscire a ottenere la nostra indipendenza. Eppure c’erano docenti che non volevano più far parte di un ateneo numero due dato che c’erano le condizioni per diventare università del territorio. Il rettore di Pavia Roberto Schmid ci appoggio in questa scelta. Oggi la nostra università non ha più il forte legame di prima, da Pavia arrivano molti docenti che sono stati scelti non per la loro provenienza ma per la loro preparazione». E Varese, diventerà una città universitaria? «Dipenderà solo dai varesini».

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Pubblicato il 14 Luglio 2008
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