Depuratore di Sant’Antonino, dissequestro “condizionato”
Così è stato disposto dalla procura di Busto Arsizio, a patto che si provveda ad alcuni interventi tecnici e passaggi burocratici
Nei giorni scorsi è scattato il dissequestro del depuratore di Sant’Antonino e dei relativi sfioratori, disposto dalla stessa Procura di Busto Arsizio che aveva ordinato i primi sequestri aprendo la vicenda nell’estate del 2007, dopo segnalazioni di Legambiente di sversamenti poi finiti nel Ticino. Sei persone erano state indagate per disastro ambientale. Il fascicolo è nelle mani del sostituto procuratore Roberto Pirro. Il dissequestro dell’impianto è condizionato al rispetto di una serie di specifiche condizioni tecniche, sul cui rispetto vigileranno i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico e funzionari delle Arpa e delle Province di Varese e Milano. Si tratta di richieste di notevole complessità, mirate a ottimizzare il rendimento dell’impianto, automatizzare alcuni funzioni e garantire una manutenzione il più possibile puntuale. Fra quelle relative al depuratore, quella di creare un "filtro" per i tensioattivi (fonte di schiume superficiali) che sia pure in quantità ridotte potevano passare nel canale industriale, e di effettuare un monitoraggio sugli idrocarburi in ingresso e in uscita. Infatti, in un fascicolo a parte, il pm sta seguendo anche la vicenda relativa a sversamenti di idrocarburi da pare di alcuni distributori di carburante della zona di Busto Arsizio, emersi l’autunno scorso.
Per gli sfioratori, richieste se si vuole ancora più complesse ed esigenti: fra queste un puntuale censimento degli scarichi che danno sul torrente Arno, un monitoraggio preciso sulla qualità delle acque in ingresso e uscita, ma anche ottimizzare la "resa" delle vasche di laminazione impegate dal sistema, che raccoglie le acque di ben 27 popolosi Comuni. Fra queste vasche, le più rilevanti sono quelle di Borsano, per le quali il sindaco di Busto Arsizio Farioli annunciava di recente importanti interventi grazie al contributo della Regione.
Quanto alla vicenda del sequestro, il presidente del consorzio"Tutela Ambientale dei Torrenti Arno, Rile e Tenore S.p.A.", Modesto Verderio, e i legali degli indagati avevano sempre contestato il provvedimento, anche con insolite iniziative di protesta come portare le chiavi dell’impianto in Procura. Ulteriori e vigorose contestazioni erano state mosse quando la Cassazione aveva annullato con rinvio al Riesame di Varese il provvedimento relativo al sequestro, ma solo in relazione al depuratore, accogliendo viceversa quello per gli sfioratori. La Cassazione aveva chiesto di rimotivare il sequestro su punti specifici relativi ad autorizzazioni; il tribunale del riesame ha provveduto lo scorso giugno, ribadendo il sequestro e respingendo il ricorso. Fino al recente dissequestro "condizionato".
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