Delitto Bertoni, due indagati. 18 anni dopo
Il dna porta a due sospetti per la terribile morte di Gianluca Bertoni, 22 anni, ucciso e gettato nel Maggiore dentro un sacco di plastica, legato mani e piedi
I magistrati di Varese sono vicini alla soluzione di un misterioso e terribile delitto. Il cadavere di un ragazzo di 22 anni, Gianluca Bertoni, fu trovato incaprettato in fondo al Lago Maggiore, a Ranco, il corpo legato mani e piedi, chiuso in un sacco, a sua volta legato con una corda a una pietra, forata al centro con un trapano. Era il 1990, scomparve l’8 dicembre, il corpo fu trovato l’11 gennaio 1991. Un delitto inspiegabile, il ragazzo studiava, il padre aveva un impiego normale, ma le modalità da esecuzione mafiosa sconvolsero l’opinione pubblica. Non si trovò mai il colpevole, le analisi sui nastri adesivi non potevano godere delle tecniche sofisticate di oggi, una ragazza depistò gli inquirenti paventando il delitto passionale, salvo poi ritrattare tutto, e il caso è rimasto senza colpevoli.
La procura diretta da Maurizio Grigio e il pool di magistrati che il procuratore capo ha messo al lavoro intorno a una serie di casi irrisolti del passato, ha invece scovato un nuovo importante indizio. Da tutti i reperti in esame, sono state rilevate nuove impronte e tracce di dna, che hanno consentito l’identificazione di due indiziati, iscritti nel registro degli indagati. I magistrati Maurizio Grigo e Tiziano Masini, che si occupano del caso, non hanno voluto rilevare di più, ma hanno però fornito alcuni elementi interessanti che portano a nuove conclusioni: gli inquirenti stanno indagando sulle auto che un testimone vide nei pressi di casa Bertoni, una Ar Giulietta, una Golf VW di colore bianco, una Fiat 127 rossa. Hanno poi indagato su un club, il “4X4” di Borsano, Busto Arsizio, frequentato da malavitosi, che allora non era stato preso in considerazione. Da questi elementi e dal dna trovato sul sacco di plastica in cui era avvolto il corpo e sui nastri adesivi, si è risaliti, grazie ad ulteriori testimonianze, agli indiziati. La fine dell’inchiesta sembra dunque vicina.
La procura ha anche reso noto che vi sono novità in altri casi di indagine, relativi a delitti del passato. E’ sotto inchiesta un uomo che secondo i magistrati scavò la buca dove furono seppelliti i resti dell’imprenditore De Micheli, l’industriale rapito nel 1975 ed è indagati anche un malavitoso connesso con il sequestro Cortellezzi.
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