Nasce iFidi il nuovo confidi “pedemontano”
I Confidi Cna di Varese, Bergamo e Milano si fondono per dare vita a un nuovo consorzio che raggruppa circa dodicimila soci e che nel 2009 ha erogato 110 milioni di euro
Le fusioni in economia avvengono di solito per aumentare la massa critica e quindi l’impatto sul mercato. In alcuni casi, però, ci si unisce anche per aumentare l’efficienza. Tre anni fa, i Confidi Cna di Varese, Bergamo e Milano iniziarono questa riflessione. Oggi si fondono per dare vita a iFidi, un nuovo consorzio che raggruppa circa 12.000 soci e che nel 2009 ha erogato 110 milioni di euro, potendo contare su un patrimonio di 10 milioni di euro, con una sofferenza intorno al 2 %, dato ritenuto «fisiologico».
«Alla fine di quest’anno – spiega il presidente uscente di Fidimpresa Varese Matteo Zambusi – erogheremo garanzie per 130 milioni di euro per 260 milioni di finanziamenti erogati». (foto, da sinistra: Zambusi e Villa)
Dei tre soggetti che si fondono, Varese fa la parte del leone per quanto riguarda numero di soci (4.799), erogato (46.730.399 euro) e patrimonio (5.021.000 euro), a dimostrazione della grande penetrazione associativa rispetto a Bergamo (3.345; 40.790.145 euro; 3.142.000 euro) e Milano (3.726; 22.238.805 euro; 1.821.000 euro).
IFidi è un medio Confidi 107 (il riferimento è all’articolo del testo unico bancario) che, rispetto ai “106”, deve dotarsi di una struttura organizzativa più articolata e più trasparente essendo soggetto al controllo della Banca d’Italia. La fusione, che tecnicamente avverrà tra 60 giorni, non comporterà particolari cambiamenti per i soci. «Le funzioni e il software saranno centralizzati senza dover sradicare i dipendenti dal loro territorio – continua Zambusi -. Abbiamo valorizzato le figure migliori in ciascuna sede, ma la nostra mission rimane sempre la stessa: accompagnare le imprese non solo per ciò che riguarda il rilascio della garanzia, ma dare in modo efficiente tutti quei nuovi servizi che la normativa vigente ci consentirà di erogare».
I confidi nel pieno della crisi economica hanno svolto un ruolo straordinario, fornendo la garanzia necessaria ai piccoli imprenditori per accedere ai finanziamenti delle banche che avevano di colpo stretto i cordoni della borsa. I confidi oltre ai contributi delle istituzioni, tra cui la Camera di Commercio, si sostengono grazie agli stessi soci delle organizzazioni datoriali. Quindi, in ultima analisi, per la logica mutualistica che li sostiene, sono sempre gli imprenditori che si garantiscono con i propri soldi. «Il punto debole delle piccole imprese – conclude Roberto Villa presidente di Confidart Bergamo – rimane quello della scarsa patrimonializzazione a cui si aggiunge la poca presenza del credito a medio termine. IFidi puo’ essere uno strumento per superare questi problemi strutturali».
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