Vieni a produrre in Svizzera, ti conviene

Da qualche tempo l’ente governativo “Greater Geneva Berne area” promuove all’estero la delocalizzazione in Svizzera, nei cantoni del Vallese, Neuchatel, Friburgo, Vaud, Berna e Ginevra. In cambio incentivi fiscali e finanziari

made in seconda contadini del tessile

Pino Scalenghe è un imprenditorie meccanico. È partito di prima mattina dalla sua azienda torinese per partecipare all’assemblea dei “Contadini del tessile a Busto Arsizio e fare il punto sulla legge sul made in Italy. Secondo lui, nonostante aderisca al movimento “Imprese che resistono”, la partita con Cina e India  è persa da tempo. L’unica alternativa alla chiusura è rilanciare la palla in Europa. «Io la guerra con i cinesi non la inizio nemmeno – dice Scalenghe -. La mia preoccupazione è che non reggiamo più il confronto con la produzione tedesca e francese. Quindi è nei confronti degli altri paesi europei che dobbiamo essere più competitivi».

Le ricette per conquistare nuove fette di mercato non ce le ha nessuno e gli ingredienti sono sempre gli stessi: abbassare il costo del lavoro, rendere l’Irap deducibile, mettere l’iva solo all’incasso e non al momento della fatturazione, una diversa gestione della cassa integrazione. Nella testa di molti imprenditori come Scalenghe inizia a farsi strada però un’altra soluzione che è la delocalizzazione in Svizzera, nei cantoni del Vallese, Neuchatel, Friburgo, Vaud, Berna e Ginevra.

Da qualche tempo l’ente governativo “Greater Geneva Berne area” promuove all’estero l’utilizzo del territorio della Svizzera occidentale per attività economiche straniere. Lorenzo Bessone, un altro torinese, è stato assunto dall’ente svizzero per procacciare imprenditori italiani disponibili a trasferirsi con capannone e macchinari, ma senza operai,  nella confederazione elvetica. «Io contatto le aziende personalmente  – spiega Bessone – poi organizzo degli incontri con più imprenditori per spiegare di cosa si tratta e quali sono le agevolazioni. Infine, li porto sul posto per vedere concretamente come funziona. Si tratta di una iniziativa del governo svizzero per creare posti di lavoro nei diversi cantoni».

Gli incentivi fiscali sono notevoli: per una attività di commercio e distribuzione l’aliquota è compresa tra il 9% e il 12% senza limiti di tempo; i redditi derivanti da partecipazioni sono esenti da tasse senza limiti di tempo; nelle attività di produzione o di servizi legati all’industria, in determinate aree territoriali, esonero delle imposte fino al 100 per cento sull’utile e sul capitale per la durata massima di dieci anni. Il cantone garantisce inoltre il prestito su un terzo del costo del progetto, contribuisce al pagamento degli interessi per un massimo del 50 % dell’interesse dovuto sul prestito per la durata massima di 6 anni; contributi alla creazione di posti di lavoro e formazione tecnica. «Per chi produce un prodotto finito, non ci sono problemi – continua Scalenghe –. Quando siamo andati nel Vallese abbiamo potuto constatare l’estrema facilità con cui ci si rapporta con la burocrazia e le autorità.  È stato chiamato il sindaco che nel giro di cinque minuti si è messo a nostra disposizione e ci ha fatto vedere i terreni dove impiantare le unità produttive. Io rimarrò nel torinese, perché faccio una lavorazione intermedia. Ma ci sono già stati dei trasferimenti».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 16 Luglio 2010
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