Paolo Conte: “Me lo avete fatto sudare questo premio”
Un delizioso incontro in cui il cantautore si è sottoposto a un fuoco di domande sulla musica, le sue passioni, le scelte e l'amore per Piero Chiara
Sullo schermo compare Roberto Benigni, capelli lunghi, ma stessa faccia di oggi. Sono passati trent’anni da quella esibizione al Club Tenco, dove si lanciava in un sonetto cantato in omaggio alla moglie di Paolo Conte. E di incanto la Sala Napoleonica di villa Ponti prende le forme del teatro Ariston. Certo non si canta e non ci sono duemila persone in platea, ma Enrico de Angelis, scrittore e giornalista, nonché responsabile artistico del Club Tenco e lo storico presentatore Antonio Silva sono lì con Vittorio Colombo a disquisire di musica e poesia con Paolo Conte. Duetti intensi e serrati, conditi con una deliziosa ironia a cui ogni tanto il musicista si lascia andare quando le domande sembrano quasi un’interrogazione per un esame. “Stiamo andando sempre più nel difficile, – sorride Conte – ma, se non rispondevo, non me lo davate sto premio?”
Se lo è sudato il "premio parole della musica" all’interno del festival del racconto 2011 e del “Chiara”.
L’incontro si è aperto con un riferimento al concerto della sera prima con l’Apollonio tutto esaurito da tempo. “Le canzoni sono in una scaletta che faccio da tempo e sono collaudate. – Ha esordito Paolo Conte – Poi ogni sera c’è qualcosa di diverso che dipende anche dalla sensibilità del pubblico, quello varesino mi ha scaldato il cuore”.
Dalla musica alle parole e di nuovo alle melodie in un balletto durato oltre un’ora.
Giampaolo Dossena, preso a prestito per aprire il libro "Tutto un complesso di cose", di lui ha scritto che “un cultore di enigmistica classica come Paolo Conte è più amorevole ed esperto nello spostare le parole, nel contorcere le sillabe di quanto sia un parlante medio, o anche un “poeta” di oggi”.
E lui, “con quella faccia un po’ così”, timido e sereno ha raccontato che “una volta, quando mi hanno chiesto se i cantautori sono i nuovi poeti io ho risposto di si. Poi in genere gli artisti si lamentano di non essere capiti, io sono felice di non esserlo. Io scrivo prima la musica e poi le parole quindi è letteratura fino a un certo punto e la lingua italiana è difficilissima da un punto di vista musicale”.
Silva ha poi raccontato gli esordi. “Non sapevo – lo riprende Conte – che ci fosse un pubblico per i cantautori e ho scoperto che potevo registrare io stesso quello che scrivevo. Sapevo che non ero capace a cantare e ancora adesso mi vergogno. In quel periodo pero era considerato giusto che chi scrivesse recitasse lui stesso la canzone. Ho cominciato così, poi ho capito che chi saliva su quel palco si sentiva protagonista e non voleva più scendere. Io feci solo tre canzoni”.
Paolo Conte è un grande conoscitore di Piero Chiara. "Mi manca tanto e correvo subito a comprare il suo ultimo libro" Messo di fronte alla scelta del suo preferito resta un po’ lì e poi indica “Vedrò Singapore?”.
Si torna in fretta alla musica. “Io non faccio del jazz anche se ogni tanto riaffiora, questa mia passione” . Una passione così forte che lo portò a partecipare, arrivando terzo, a un quiz mondiale proprio su quel genere musicale che per lui però si ferma agli albori “perché in quella fase si inventava ancora e tutto era aperto”.
Conte non si sottrae a una domanda che lo ha seguito per tutta la carriera. Perché non canti l’attualità? “Sono sincero. Io devo aspettare che una cosa avvenga per capirla e per questo non parlo delle cose del presente. Parlando del passato si intuisce anche il futuro”.
Chiude in bellezza e con eleganza ed ironia racconta che nelle sue canzoni spesso è “protagonista il maschio perdente. Lo faccio un po’ per cavalleria, non farei mai perdere una donna”.
Un premio “sudato”, ma davvero meritato. Il candidato Paolo Conte non è capace solo di incantare con le sue melodie, ma anche con le parole fuori dalla musica.
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