Seconda chiamata per i precari. Storie di straordinaria attesa

L'Ufficio scolastico ha convocato i docenti senza contratto per assegnare le ultime cattedre. Incertezza e preoccupazione per un futuro difficile

Si sono ritrovati al liceo Manzoni di Varese. I precari della scuola sono tornati nella speranza di ricevere un incarico. Docenti di storia, filosofia, inglese, tedesco, scienze, educazioni artistica, educazione fisica, sono arrivati per capire se la scuola, partita ormai da una settimana, ha bisogno di loro. È la seconda convocazione ( la prima c’è stata il 7 settembre)  ma non c’è alcuna certezza: non sono comparse le ore a disposizione, non ci sono le graduatorie, non si sa nemmeno dove in quale aula stiano facendo le convocazioni.
 
L’umore è generalmente basso: «Sono a Varese da 9 anni – spiega Antonio, residente a Salerno, in attesa di una supplenza di inglese – vivo in hotel, un albergo a due stelle, ma non posso certo permettermi una casa in affitto. Vengo a Varese solo quando ho lavoro poi torno a Salerno e aspetto la chiamata. Il fatto è che non ci sono alternative. A me piacciono le lingue, so anche il francese, il tedesco e il russo. Vorrei fare la guida turistica ma ci vogliono le conoscenze…»
Anche Clara è in attesa di un incarico di inglese alle medie: « Ogni anno è sempre peggio. Gli incarichi arrivano ad anno iniziato. Lo scorso anno ho lavorato su chiamata del preside in tre istituti diversi. Non so quanto ancora potrò reggere. Mi sono data due anni di tempo poi tenterò la strada della libera professione, con le traduzioni, parlo anche tedesco e spagnolo. Quando sono in classe, con i ragazzi, sono felice. Ma poi ci sono così tanti intoppi, richieste, doveri che mi sto veramente chiedendo se vale la pena sopportare tutto ciò per 1200 euro al mese».
 
Arrabbiata con la scuola varesina è Stefania: « I nostri ragazzi non studiano più il tedesco. È un’assurdità: siamo vicino alla Svizzera e si preferisce lo spagnolo. Ma non sta né in cielo né in terra. La mia classe di concorso ha perso molte cattedre e, per la prima volta in 17 anni, non avrò l’incarico e non farò punti. E questo anche grazie ai miei colleghi già assunti che si dividono gli spezzoni inferiori alle 6 ore e non permettono l’arrivo dei supplenti. M prima di tutto, va dato il lavoro!!! E meno male che io mi arrangio con le consulenze in azienda, anche se la scuola ti chiede l’esclusiva. Ma esclusiva per cosa? Per poter morire di fame?». Accanto a Stefania c’è Sibylle, conversatrice di tedesco, per la prima volta senza lavoro. 
 
"Guerra tra pezzenti"  la definisce anche un gruppetto di docenti di storia e filosofia, disoccupati per la prima volta nello loro carriera: « Fino allo scorso anno potevamo scegliere, ora non sappiamo nemmeno se ci sono possibilità e dove – spiegano – La lentezza del Ministero e dell’Ufficio scolastico prima, la mancanza di trasparenza e la politica poco nobile di assegnare gli "spezzoni" di sei ore al corpo docente interno hanno di fatto azzerato i nostri posti. I presidi si appellano a una norma del 2001 che lo consente, ma qui stiamo parlando di lavoro, di punteggi che non potremo avere». Precari dai 5 agli 8 anni, vedono nella scuola l’unica possibilità di lavoro: « Il fatto è che la scuola ha bisogno di noi. La gente ci affida i propri figli però poi ci considera dei parassiti dello Stato. Stiamo assistendo a un progressivo impoverimento dell’offerta educativa con un numero crescente di alunni a fronte di una contrazione continua di professori. Noi non riusciamo così a entrare nel sistema perchè aumentano il numero degli studenti per classe e aboliscono le cattedre. Abbiamo paura che si vada verso la paralisi. La scuola, però, continuerà, avrà sempre alunni da istruire e avrà sempre bisogno di educatori: dobbiamo renderci conto che qui c’è il futuro del paese e decidere come lo vogliamo».
 
A 56 anni, anche Caterina aspetta un incarico di scienze: «In verità, prima lavoravo in un laboratorio di analisi ma, dopo la nascita del terzo figlio, mi sono licenziata. quindi poi tornata prendendo l’abilitazione. In questi 9 anni, ho lavorato soprattutto nella scuola privata che non mi dà punteggio. So che non arriverò mai al contratto anche perchè la mia classe di concorso, scienze alle superiori, viene compressa dai docenti di matematica e scienze delle medie che, dopo essere entrati in ruolo e insegnato 5 anni, chiedono il passaggio alle superiori e ci portano via il posto. Stando qui, in questa mia posizione di precaria, ho capito tante cose, tanti trucchetti e furbizie escogitati per sopravvivere e vincere questa battaglia tra poveri».

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Pubblicato il 19 Settembre 2012
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