Generazione stabilmente precaria, intervista a Carlo Albè
Ha 31 anni ed è di Busto Arsizio. Alla sua seconda fatica letteraria dal titolo "Stabile Precariato" racconta la sua generazione scricchiolante in ogni aspetto: dal lavoro ai legami sociali ed affettivi
Presentiamo un’intervista con Carlo Albè, giovane scrittore di Busto Arsizio che si è già fatto conoscere con la sua opera prima "L’importante è non restare". Il suo sguardo sul mondo giovanile, dal lavoro agli affetti, rende la sua opera particolarmente attuale nell’Italia di oggi. Albè parla della prima generazione dal dopoguerra che è costretta a fare i conti con un futuro molto più incerto di quelle che l’hanno preceduta. Il suo nuovo libro si intitola "Stabile Precariato" e lo sta presentando con un reading letterario tra i circoli del nord Italia.
Chi è Carlo Albè? Da dove viene, cos’ha studiato, dove vive e perchè?
Sono nato e ho vissuto a Busto Arsizio per 31 anni, da qualche mese mi sono trasferito a Milano ma la mia piccola città non l’ho dimenticata, quando posso torno a trovare la mia famiglia e la domenica, tra un capitolo e l’altro di un nuovo progetto passo pure dallo stadio. I miei studi non sono stati certo umanistici. Diploma preso a calci in un istituto aeronautico, zero università perché non ne volevo sapere di stare sui libri senza una passione ben precisa, a distanza di qualche anno mi sono guadagnato il tesserino di giornalista pubblicista, ora scrivo pure racconti per la Provincia di Varese. Chi sono? Uno scrittore indipendente che ha appena pubblicato il suo secondo romanzo. Il primo s’intitolava "L’importante è non restare", prodotto con Stefano Cisco Bellotti, ex voce dei Modena City Ramblers e ora apprezzato cantautore solista, con il quale ho anche scritto un pezzo. Questo romanzo ha fatto il giro del nord Italia, con più di 20 reading, è andata molto bene, circa mille presenze. Quella di non contare su una casa editrice è stata una scelta, non una costrizione, non me ne faccio nulla di gente che non crede in quello che faccio e che vuole solo fare soldi alle mie spalle, se un giorno troverò una casa editrice realmente interessata beh, sarà tutto un altro discorso.
Stabile Precariato è il titolo della tua nuova fatica letteraria. Perchè questo titolo ossimoro e cosa ha a che fare con i giovani italiani di oggi?
Stabile Precariato, questo titolo mi è venuto in mente pochi mesi fa, durante un’assemblea sindacale. E credo che sia molto in sintonia con la vita di migliaia e migliaia di giovani, io compreso, la nostra situazione ormai è stabilmente precaria, c’è chi la chiama flessibilità ma credimi, è solo un termine che vuole profumare una condizione che puzza di ingiustizia.
Che tipo di storie racconti? E quanto di vero c’è in esse?
In Stabile Precariato parlo di Vittorio, un neo disoccupato che prende carta e penna e decide di scrivere al suo migliore amico, Lorenzo, partito per Berlino un anno fa, per raccontargli tutto quello che gli è accaduto nell’ultima anno di vita…alcuni capitoli sono autobiografici, altri presi da persone che nella vita mi hanno solo sfiorato, altri ancora sono frutto della mia immaginazione, ma di una cosa sono certo. Questo libro è il perfetto risultato di quello che sono diventato nell’ultimo anno di vita.
Definisci questo libro una sassata contro la speranza. Credi davvero che non ci sia luce in fondo al tunnel di un precario?
In questo momento non c’è nessuna possibilità che le cose cambino. Stiamo vivendo un periodo di instabilità che ci ha indebolito e che purtroppo non è ancora terminato, ci sono milioni di giovani senza lavoro, chi può scappa all’estero ma non penso sia una soluzione, sarebbe bello stare qui e cambiarla insieme l’Italia, non fermarsi ai soliti slogan, ai populismi, ma partire da concetti e punti fermi, come l’orgoglio e la voglia di ricominciare. Dobbiamo svegliarci, ma allo stesso tempo è difficile fidarsi di chi vorrebbe rappresentarci. Insomma, non è una bella situazione.
In Italia è emersa una grossa fetta di popolazione che vede nel Movimento 5 Stelle di Grillo la speranza per un domani migliore. Credi nella politica? Cosa pensi di chi fa parte di questo movimento? Molti sono giovani e sono precari…
Se devo essere onesto mi è preso un colpo quando ho letto le prime proiezioni.
Si, mi piace la politica e ci credo ancora, anche se spesso penso di esser nato nel periodo sbagliato.
Come sarebbe stato bello vivere nell’Emilia degli anni 70…anche quest’anno ho parzialmente buttato via il mio voto, ho sperato allo stesso tempo in una netta vittoria di Bersani ma non è stato così.
Grillo? La maggior parte dei precari, degli incazzati e dei delusi se l’è accaparrata lui, il tempo stringe e vedremo cosa sarà capace di fare, per ora non ho sentito altro che insulti all’avversario e opinioni sconnesse, non basta abolire, bisognerà pur ricostruire, no?
Nel tuo libro parli anche di amore. Anche questo aspetto della vita di un giovane è cambiato? E come?
Sono felicemente fidanzato da diversi anni, non credo che l’amore sia cambiato, forse c’è più leggerezza, non lo so, ma penso che sia uno dei pochi sentimenti in grado di resistere all’incedere del tempo.
Le date del reading tour di Carlo Albè
1 MARZO – ARCI CARPE DIEM
9 MARZO – ZAM
15 MARZO – QUARTO STATO
20 MARZO – SPAZIO ANTEPRIMA
22 MARZO – ECOISTITUTO
2 APRILE – POKAY
5 APRILE – PUNTO CARDINALE
7 APRILE – ARCI PAZ
19 APRILE – LE STRADE DEL FRESCO
26 APRILE – CIRCOLO SCINTILLA
3 MAGGIO – ARCI MALABROCCA
9 MAGGIO – LATO B
16 MAGGIO – ARCI BRIANZA
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