Il tesoro Imi-Sir? Le Fiamme Gialle di Busto ne scoprono una parte
Grazie all'indagine portata avanti dagli uomini del capitano Stefania Quarta si è risaliti ad una villa lussuosa di Anacapri, acquistata e ristrutturata da Anna Rita Rovelli coi soldi nascosti al fisco 19 anni fa
Grazie alla Guardia di Finanza di Busto Arsizio si è riusciti a dare una risposta parziale, ma di tutto rispetto, ad uno dei misteri che hanno accompagnato gli italiani negli ultimi 19 anni: che fine ha fatto il tesoro della famiglia Rovelli ottenuto dalla causa multimiliardaria Imi-Sir? Ovvero quei mille miliardi di lire che, attraverso una sentenza pilotata, il petroliere Nino Rovelli era riuscito ad ottenere da quella vicenda giudiziaria. Una piccola ma significativa parte è stata investita, infatti, dalla figlia di Rovelli Anna Rita nell’acquisto di una villa ad Anacapri (la prestigiosa isola di fronte a Napoli, ndr) del valore stimato di 8,5 milioni di euro.
Il grande lavoro degli uomini del capitano Stefania Quarta è durato 4 mesi e ha permesso l’arresto di Gabriele Bravi Tonossi, considerato unanimemente uno dei migliori esperti di fiscalità internazionale e in particolare dei paradisi fiscali. Bravi Tonossi, infatti, era incaricato di gestire da Lugano l’immenso capitale sparito immediatamente dopo la sentenza che fu poi annullata in seguito con il processo per corruzione nei confronti dell’avvocato ed ex-ministro della difesa Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora che, secondo i pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo,comprarono per la famiglia Rovelli la sentenza decisiva a suon di bustarelle per i giudici Renato Squillante, Vittorio Metta e Filippo Verde (tutti condannati). Il commercialista, che è lo stesso dell’ex-marito di Anna Rita Rovelli, Francesco Bellavista Caltagirone (arrestato settimana scorsa), ed è stato fermato poche ore prima che partisse con un volo di solo andata per il Venezuela.
I militari bustocchi sono arrivati a lui partendo da una segnalazione per un’operazione sospetta che riguardava un soggetto residente a Busto Arsizio e che vanta diverse rappresentanze societarie a Milano. Dagli approfondimenti effettuati su questa persona dai finanzieri è emerso che lo stesso, attraverso una serie di società tutte nel settore immobiliare, movimentava svariati milioni di euro per la ristrutturazione e compravendita di immobili; ma quella che sarebbe dovuta esser considerata una normale attività da parte delle società immobiliari, ha subito destato sospetti negli uomini delle Fiamme Gialle bustesi spingendoli ad approfondire alcuni aspetti della vicenda.
Si è scoperto, così che l’imprenditore bustocco sarebbe in realtà solo un prestanome del noto fiscalista, residente in Venezuela ma con studio tributario a Lugano e da anni legato alle famiglie Rovelli e Caltagirone. Le successive indagini, coordinate dal sostituto procuratore Roberto Pellicano, della Procura della Repubblica di Milano, hanno portato alla luce l’effettiva origine delle provviste utilizzate per la gestione delle società amministrate dal professionista. Le perquisizioni effettuate presso le sedi delle società e le abitazioni dei soggetti coinvolti, consentivano di ricondurre i capitali investiti ad Anna Rita Rovelli, la cui gestione era stata affidata dalla stessa all’esperto professionista ed al suo studio di Lugano dal quale gestiva, tramite l’imprenditore bustocco, le società milanesi.
Il Gip, Franco Cantù Rajnoldi, ha disposto gli arresti domiciliari presso la sua “lussuosa dimora” nel centro di Milano ove è stata anche sequestrata un’arma illecitamente detenuta dallo stesso. L’accusa è di aver riciclato i soldi della Rovelli, nascosti allo Stato Italiano in seguito alla sentenza definitiva di condanna per corruzione emessa dal Tribunale di Monza nel 2006.
La villa, che si trova nella suggestiva località di Anacapri, era stata completamente arredata dalla stessa Rovelli Rita che, avvalendosi di un famosissimo architetto ed interior designer parigino, il quale era solito recarsi personalmente ad Anacapri, fatturando poi 200.000 euro come rimborso spese, l’aveva impreziosita con arredamenti unici e dal valore inestimabile. Dalla documentazione acquisita in sede di perquisizione, e dai pagamenti effettuati per il tramite delle società milanesi, risultano acquisti di arredamento per oltre 5.000.000 di euro tra cui un lampadario da 60.000 euro, un armadio da 35.000 euro, 4 sedie da 25.000 euro e maioliche per il giardino per 300.000 euro.
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