Un lupo a passeggio a due passi da Malpensa
L’animale, investito lo scorso novembre, è stato analizzato dai laboratori dell’Ispra: arrivava da nord, dove ha fatto la sua comparsa una ventina d’anni fa, arrivando dall’Appennino
Arrivava da nord ovest, era solo, e fino a qualche secolo fa stava di casa anche a Somma Lombardo, come riportano gli annali di storia naturale. L’animale investito la notte fra il 12 e 13 novembre scorso era un maschio di lupo (Canis lupus) di circa due anni di età e del peso di 36 kg, in ottimo stato di salute. L’auto che l’ha travolto viaggiava a poca distanza dall’aeroporto internazionale di Malpensa. E domani, a Varese, una conferenza stampa indetta dalla Provincia chiarirà i contorni di questa interessante vicenda dal punto di vista naturalistico. La carcassa dell’animale infatti è stata sottoposta ad accurati esami biologici e a test per verificare la specie, anche grazie al tempestivo intervento del Nucleo Faunistico della Polizia Provinciale. Dall’analisi del Dna effettuata dal Laboratorio di Genetica dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) è emerso che si tratta di un lupo appartenente alla popolazione italiana.
Ma che ci faceva un lupo solitario a due passi da Malpensa? Probabilmente seguiva l’asta del fiume Ticino e proveniva da nord, dove da una ventina d’anni a questa parte, specialmente nelle alpi occidentali piemontesi, il predatore ha fatto la sua comparsa. Ma – a differenza di quando solitamente si crede – questi esemplari, che oggi popolano le alpi al confine tra Piemonte e Francia in un’ottantina di esemplari, provengono da sud, dagli Appennini.
Una nota risalente ad un anno fa e realizzata dall’Associazione Teriologica Italiana (A.T.It.) ben specifica la storia del ritorno di questi mammiferi
“Il ritorno del lupo sulle Alpi – spiega l’associazione che porta il nome della scienza che studia i mammiferi, la teriologia appunto – ha avuto inizio circa 20 anni fa, attraverso la Liguria e l’Arco Alpino occidentale italo-francese: i primi individui sono apparsi in area alpina, proprio sul confine con la Francia, nel 1987; i primi branchi sono stati segnalati sulle Alpi Marittime a partire dal 1992 e successivamente la specie si è spontaneamente mossa
verso est, facendo la sua ricomparsa in zone della Francia, della Svizzera e della Lombardia da cui era assente da circa un secolo. Le analisi genetiche condotte su esemplari ritrovati morti e su campioni organici raccolti nell’arco di 20 anni hanno documentato il passaggio tra l’Appennino settentrionale e le Alpi di circa 8-16 individui fondatori. Il percorso di ricolonizzazione dell’Arco Alpino sud-occidentale è stato peraltro confermato, più recentemente, anche mediante l’utilizzo di collari radio-emettitori posti su alcuni individui per motivi di ricerca scientifica. Ridotto ad un nucleo residuo di circa 100 esemplari sopravvissuti nell’Appennino Centro-meridionale all’inizio degli anni Settanta, il lupo è stato in grado di aumentare il proprio areale grazie alla sua elevata capacità di adattamento e dispersione e, soprattutto, alla progressiva trasformazione ambientale dei territori montani. Il risultato di questo insieme di caratteristiche intrinseche alla specie e di cambiamenti nell’utilizzo del territorio da parte dell’uomo ha portato alla ricolonizzazione di gran parte dell’Appennino, verso sud (Calabria) e verso nord (Liguria)”.
Ma quanti sono questo lupi alpini? Sempre dagli studiosi arriva la risposta, aggiornata alle ricerche di un paio d’anni fa: “Per quanto riguarda le aree alpine italiane di presenza stabile, in Piemonte (zona Alpi) e nella zona transfrontaliera al confine con la Francia, gli ultimi dati a disposizione confermano la presenza di 18 branchi (14 branchi nella zona piemontese e 4 nella zona a cavallo con la Francia). Considerando che la dimensione media del branchi della “zona Alpi Piemonte”, per l’inverno 2010-2011, è di poco superiore a 4 individui, la stima più recente del numero di lupi presenti in territorio alpino piemontese è pari a 70 lupi all’ inizio
inverno (di cui 5 lupi solitari) e 61 alla fine inverno (di cui 5 lupi solitari)”.
Questa apparizione in provincia di Varese, quindi, non costituisce la certezza della presenza di branchi, e comunque va intesa più come un’opportunità che un pericolo: “Al di là degli aspetti ambientali, il lupo è anche un importante elemento nella cultura
dell’uomo e un animale simbolo della natura italiana, in grado di suscitare da sempre
interesse – citiamo sempre da A.T.It. . Oggi la sua “straordinaria” presenza, in grado di appassionare e attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti di tutte le componenti dell’ecosistema, è una opportunità per facilitare l’adozione di politiche di gestione del territorio più attente ai temi ambientali”.
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