Arriva il caldo e la zanzara tigre

L’ondata di calore di queste settimane può produrre una sorta di frenesia riproduttiva di questo insetto, arrivato nella seconda metà degli anni 90’ in Italia dal Sud Est asiatico

zanzara tigre fotoE’ arrivata a bordo di alcuni container che trasportavano copertoni e gomme per auto. Un pizzico d’acqua, l’umidità del trasporto e via: una volta aperto il carico, al porto di Genova, via a volare in cielo e a nidificare in tutt’Italia. La signora Aedes albopictus – meglio nota col nome di Zanzara tigre – è insistente, dalla livrea bianca e nera, si attacca alla pelle e lascia come ricordo una bella puntura, che può essere vettore di malattie: per questo bisogna combatterla.
La notizia è che quest’anno ci darà da fare: l’aumento della presenza di questo insetto è probabile in diverse aree della provincia di Varese, specialmente nelle zone di città: a differenza della zanzara tradizionale, la Tigre non necessita di laghi o corsi d’acqua per proliferare: le basta un piattino dei fiori, una bacinella o i tradizionali copertoni. Ma, come confermano dall’Asl di Varese, il caldo di quest’anno, arrivato forte nelle ultime settimane, potrebbe costituire da terreno fertile per una sorta di “frenesia riproduttiva” che, se le condizioni meteo rimangono invariate, potrebbe concorrere a far proliferare la specie. L’Asl non esegue campagne preventive contro le zanzare: vengono aiutati piccoli centri con problemi specifici, ma la prevenzione vera e propria è in capo ai comuni. In due casi vengono effettuate bonifiche specifiche e limitare ad alcuni luoghi: su richiesta dei comuni quando sono in programma eventi pubblici, e quando pazienti colpiti da patologie come dengue e chikungunya terminano la degenza e devono fare rientro nella loro abitazione.
«Per il momento non abbiamo a disposizione dati sulla presenza di zanzare tigre – fanno sapere gli entomologi Marco Trizzino e Carlo Morelli del ‘dipartimento scienze teoriche applicate, unità di analisi e gestione risorse ambientali’ dell’Università dell’Insubria – . Questo insetto, proveniente dall’Asia è soggetto a picchi che corrispondono con l’aumento delle temperature: è difficile prevedere quando ciò potrà avvenire se non, appunto, valutando l’andamento climatico che favorisce ad alte temperature lo sviluppo di uova e la schiusa delle larve».
Cosa fare, dunque? Ecco i consigli dell’Asl, contenuti in una brochure dove si scopre che una buona regola, oltre a non lasciare l’acqua nelle vaschette dei fiori, consiste anche nel porre dei fili di rame (tossici per le larve) nei sottovasi.

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Pubblicato il 16 Luglio 2013
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