Lazaar corre per realizzare il suo sogno: “In A con il Varese”
Il mancino biancorosso spera nella massima serie e intanto gioca alla grande: «Sento la fiducia di Sottili e questo mi aiuta a fare bene»
Marocchino di nascita, venegonese di adozione e ora, seppur ancora giovane, uno dei portacolori del Varese. Achraf Lazaar, laterale mancino classe 1992, è in biancorosso dalla categoria Giovanissimi e da allora ha vissuto tutta la trafila fino alla prima squadra, passando dalla Primavera vicecampione d’Italia sotto la guida di Devis Mangia.
Lazaar, ci racconti la sua storia.
«Sono nato in Marocco e nel 2003 sono arrivato in Italia con i miei genitori. Ho giocato un anno all’Oratorio di Venegono e poi tre anni nella squadra del paese. A circa quindici anni sono passato al Varese e il mio primo mister è stato Pierluigi Gennari. Poi ho fatto la “Berretti” con Antonino Criscimanni, e intanto con Sannino ho avuto un assaggio di Prima Squadra. In Primavera sono stato prima con Devis Mangia, poi con Paolo Tomasoni e da due anni sono nella rosa della Serie B».
Tra poco otterrà la cittadinanza Italiana, cosa significa per lei?
«È vero, tra pochi mesi sarò a tutti gli effetti un italiano e per me è molto importante. Questo vale anche per la Nazionale: il Marocco non mi ha mai convocato e chissà che prima o poi non possa arrivare a vestire l’azzurro. Sarebbe un sogno».
Si dice che non ci siano sogni inarrivabili; intanto quest’anno con il Varese sta diventando un punto fermo della squadra.
«E di questo non posso che essere contento. Negli anni scorsi ho avuto anche qualche problema fisico che mi ha limitato, ma in questa stagione sta andando tutto per il verso giusto e anche come calciatore penso di essere cresciuto molto. Non mi sento arrivato, sia chiaro, penso che si debba lavorare ogni giorno al massimo e non mollare mai. Il mister comunque ripone molta fiducia in me: questo mi fa stare bene e in campo riesco a dare il meglio».
Lei ha già visto tanti allenatori qui a Varese, da Sannino ad Agostinelli, passando per Carbone, Maran e Castori. Mister Sottili a chi assomiglia di questi?
«Molto difficile da dire. Penso che ogni allenatore abbia un carattere particolare e Sottili è diverso da tutti gli altri, anche per come prepara le partite. Con lui però ho legato molto; è sempre pronto a darmi consigli, sia quando faccio bene, sia anche quando sbaglio. Si mette a disposizione di tutti ed è disponibile a rispondere e spiegare la sua versione se abbiamo qualche perplessità».
E il suo rapporto con il gol com’è?
«La mia prima rete in biancorosso con la Prima squadra fu nel 2009 in Coppa Italia contro il Pergocrema, quando l’allenatore era Sannino; sempre in Coppa ho segnato l’anno scorso con Castori contro il Pontisola, mentre la prima gioia in campionato deve ancora arrivare. Ci ho provato spesso nelle ultime gare, ma prima la traversa, poi la bravura dei portieri avversari non mi hanno fatto alzare la mani al cielo. Aspetto fiducioso».
Passiamo al presente; sabato ad Avellino che gara sarà?
«Molto dura, ma allo stesso tempo per noi sarà una bella prova. Gli irpini sono una squadra composta da giocatori molto bravi e il Partenio è un campo davvero caldo. Dovremo essere capaci a gestire bene la partita e riuscire a non farci influenzare dal pubblico. La serie B di quest’anno ci metterà di fronte a molte sfide come questa e noi vogliamo rispondere "presente"».
Dopo la sfida in Irpinia, giocherete in breve tempo a Masnago, prima (martedì) contro la Reggina, poi (sabato) con la Ternana. Come si gestiscono le forze in questi casi?
«Non dobbiamo pensare a gestirci, ma dare il massimo in ogni gara. Il tempo per recuperare ci sarà tra una gara e l’altra, anche grazie a massaggiatori e fisioterapisti che sono sempre a nostra disposizione e che formano uno staff molto organizzato».
Si sente di fare una promessa ai tifosi?
«Ai nostri sostenitori posso assicurare che ogni volta che indosserò questa maglia lo farò dando il massimo e cercando di onorarla . Poi la loro speranza è anche la mia: io voglio arrivare al top e farlo con il Varese sarebbe stupendo».
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