Clown a Lampedusa, nasi rossi per solidarietà
Un gruppo di clown è andato sull'isola per portare un po' di allegria e gioco agli immigrati ma anche ai lampedusani "dimenticati" al di fuori dell'emergenza. Daniela, gallaratese, racconta il viaggio
Un gruppo di clown, in pieno inverno, a Lampedusa. Non una vacanza, ma una missione di solidarietà, per portare un sorriso e un po’ di serenità all’isola: ai migranti arrivati dall’Africa con i barconi e che vivono nel Centro di Prima Accoglienza, ma anche ai lampedusani spesso dimenticati, al di fuori del periodo estivo della "invasione" turistica e al di fuori dell’emergenza dei barconi in arrivo dall’altra sponda del mediterraneo. Tra i quattordici "nasi rossi" arrivati per un weekend a Lampedusa c’era anche Daniela Montagnana, gallaratese, educatrice di 26 anni:
«L’idea era fin dall’inizio andare sia al Centro d’accoglienza sia in paese» spiega. I clown da mezza Italia si sono trovati all’aeroporto di Palermo, venuti da mezza Italia, dall’Abruzzo, da Milano, da Domodossola, da Gallarate… Da Palermo sono arrivati poi a Lampedusa: «Grazie all’interessamento del responsabile Cristiano Greco che ha contattato la Prefettura, siamo riusciti a entrare nel Centro d’accoglienza, per due ore. C’erano una sessantina d’immigrati, in quel momento, tra cui alcuni adolescenti. Abbiamo giocato a calcio e fatto alcuni giochi adatti a loro».
Fin dall’inizio, però, la spedizione dei clown puntava anche a portare allegria e un segno di attenzione anche ai 5mila e passa abitanti dell’isola, che si trovano a sostenere una situazione non facile: «L’accoglienza dei lampedusani é stata fantastica, con loro abbiamo parlato anche dei disagi che si vivono sull’isola e che non sono conosciuti. Per esempio la mancanza di un ospedale, che costringe le donne ad andare in Sicilia per partorire, una cosa inimmaginabile per la maggior parte degli italiani. Gli abitanti dell’isola sono per molti versi tagliati fuori, questo si percepisce anche quando si arriva da fuori». L’animazione portata dai clown ha toccato soprattutto i bambini, con diversi momenti: «La cosa meravigliosa è che la presenza ha fatto sentire davvero importante il paese», continua Daniela. «Alla Comunità psichiatrica ci hanno accolti con una grande festa, sempre in paese abbiamo visitato il Giglio Marino, che fa molti progetti con i bambini». Nel suo piccolo, la "missione dei clown" ha portato un bel gesto di solidarietà, a una comunità che spesso finisce sulle pagine dei giornali da un giorno all’altro e che poi viene dimenticata, ma che conosce anche da vicino il dramma dell’immigrazione, che lì si tocca con mano. Daniela dice che gli abitanti non nascondono qualche difficoltà e qualche timore, ma che l’accoglienza è una realtà vissuta.
Daniela ha una esperienza come educatrice con minori, ma è anche molto attiva nel volontariato, anche a Gallarate: da due anni partecipa alle attività del gruppo clown "Vivere in Positivo Verbano Onlus", che sostiene progetti negli ospedali ma anima anche diversi eventi (ad esempio la giornata dei Donatori di Midollo Osseo). A Gallarate Daniela fa anche volontariato al campo Sinti di via Lazzaretto, all’interno di un progetto di sostegno scolastico che coinvolge Acli, parrocchia di Cedrate e scout. Anche lei ha risposto all’iniziativa per Lampedusa: dopo il naufragio del 3 ottobre scorso, mentre sui social network e in televisione ci si divideva tra commenti e accuse sulla gestione dell’immigrazione, loro hanno provato – con il tam tam su Facebook – a costruire una vera iniziativa di solidarietà, anche solo per pochi giorni. Solidarietà con tutti: con i migranti che scappano da guerre e povertà e con gli italiani che sull’isola vivono.
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