Giacomo Ratto, il giramondo che ora para nella serie A del Nicaragua
Intervista all'ex portiere dil Luino e Tradate che sta collezionando esperienze nei campionati esteri. Dopo aver giocato a Malta e a Panama, ora ha trovato casa nell'Unan Managua
Da Calcinate del Pesce a Managua, per parare e giocare a pallone. Giacomo Ratto, portiere di buon successo nelle serie minori varesine (può vantare le promozioni con Luino e Tradate) giocherà per l’Unan Managua, formazione neopromossa nella serie maggiore dello Stato del Nicaragua (nell’immagine un fotogramma della presentazione ufficiale del team).
Giacomo ha avuto il coraggio e la sfrontatezza di gettarsi a capofitto nell’esperienze calcistiche fuori dall’Italia, militando prima a Malta e poi a Panama, diventando così vero cittadino del mondo.
Siamo riusciti a contattarlo all’esordio della sua esperienza a Managua, città di quasi un milione di abitanti e capitale del Nicaragua, sulle sponde dell’omonimo lago che, forse, ricorderà a Giacomo quello di casa sua…
Hai cominciato nelle giovanili del Varese…
«In realtà ho iniziato a 6 anni nella scuola calcio US Bosto di Capolago, società che mi ha formato a livello calcistico, ma anche personale e che ha sfornato molti giocatori professionisti. Dopo il Bosto sono passato all’allora Varese FC, ora Varese 1910».
Poi dove sei andato?
«Successivamente ho giocato in varie squadre di promozione ed eccellenza della provincia di Varese, tra le quali il Luino e il Tradate, ottenendo con entrambe la vittoria del campionato. La mia prima esperienza all’estero è stata in Svizzera dove ho giocato con AS Castello e FC Mendrisio Stabio. Da lì ho pensato di cercare e di crearmi nuove possibilità all’estero».
In seguito, l’esperienza a Malta e poi?
«Esatto: sono stato chiamato prima a Malta dall’ Sk Victoria Wanderers e poi a Panama dal Tauro FC. E quest’anno dall’Unan Managua FC, squadra di prima divisione in Nicaragua, l’equivalente locale della Serie A».
Come mai questa scelta da giramondo del pallone?
«Perchè il calcio è universale, non è limitato solo all’Italia e all’Europa… e se si vuole raggiungere un obiettivo è bene aprire la mente e valutare nuove frontiere per vivere e conoscere altre realtà».
È vero che ti stavi accasando in Italia quest’anno?
«Pare ci sia stato un interessamento del Pomigliano, ma a me di concreto non è arrivato nulla».
È così difficile trovare squadra nel nostro Paese?
«Sì, è piuttosto difficile per vari motivi, per esempio il fatto che spesso si preferisce valorizzare giocatori esteri anziché potenziare quelli dei nostri vivai».
Come sei arrivato a Managua?
«All’Unan Managua FC sono arrivato tramite un agente nicaraguense, Carlos Fariñas Perez, che, insieme allo spagnolo Juanlu Montes, ha l’agenzia di procuratori "Aspisal Sports Development".
Mi hanno contattato dopo aver ricevuto informazioni positive e parole di stima da parte del mio ex presidente Giampaolo Gronchi del Tauro FC e del mio ex presidente e allenatore maltese Brian Azzopardi del Victoria Wanderers. Mi hanno parlato dell’interesse dell’ Unan Managua e nel giro di poco tempo abbiamo chiuso la trattativa».
Che tipo di portiere sei?
«Sono reattivo sia tra i pali sia nelle uscite, ho una buona posizione in porta e comando bene la difesa».
Qual è l’allenatore a cui devi di più?
«Gli allenatori sono due. Il primo è Stefano Iori mio ex allenatore del Luino che a 19 anni mi ha dato l’opportunità di giocare titolare in promozione credendo in me. Il secondo è Andrea Callegarini mio ex preparatore dei portieri che ha realmente cambiato il mio modo di giocare: a lui devo tantissimo sia sotto l’aspetto umano sia sotto quello prettamente tecnico. Con lui sono cresciuto molto e ho imparato a sfruttare a pieno il mio potenziale. Attualmente lui e Oscar Verderame hanno creato una scuola portieri per insegnare una nuova metodologia di allenamento».
Cosa vorresti fare una volta smesso di giocare?
«Quando terminerò la carriera vorrei comunque continuare nel calcio come allenatore. Tattica e schemi mi affascinano».
Cosa ti hanno lasciato queste esperienze?
«Sono maturato come giocatore e come persona; vivere nuove realtà e conoscere culture diverse è una delle cose più belle della vita. Ti arricchisce e ti stimola ad andare sempre avanti».
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