Il futuro di Accam in 8 diversi scenari

Sul tavolo 4 scenari di intervento sull'inceneritore con 4 ulteriori interventi innovativi ma la loro fattibilità si scoprirà il 15 ottobre, dopo ulteriori studi. Ma tra revamping e chiusura ci sono milioni di euro di investimenti (e di penali)

Per il futuro di Accam ci sono 4 scenari con ulteriori 4 possibili interventi. E nessuna opzione preclusa. E’ questo, in estrema sintesi, quanto presentato ai sindaci soci del consorzio dal team che sta lavorando da diversi mesi per disegnare un nuovo futuro per l’inceneritore. «I quattro grandi macro scenari tengono conto di tutte le possibili opzioni di intervento sull’impianto», spiega Daniele Barbone, uno dei membri del gruppo di lavoro (già noto alle cronache per la sua consulenza nel caso Elcon, ndr). Le opzioni partono dal revamping totale per il quale ci sarebbe già il dettagliato studio Bain fino allo smantellamento di tutta l’area e la sua bonifica passando per l’intervento su una sola linea di incenerimento oppure il mero adeguamento alle normative. Ad ognuna di queste opzioni su quanto già esiste si potrà associare uno o più interventi innovativi. Il gruppo sta vagliando anche le potenzialità di una fabbrica dei materiali che valuti e selezioni le diverse parti contenute nei rifiuti, della digestione anaerobica per i rifiuti organici oltre che ai sistemi per il lavaggio terre a seguito dello spazzamento stradale e a quelli per smaltire i rifiuti elettronici (RAEE).

 

Da oggi e per i prossimi tre mesi i tecnici e gli esperti valuteranno e approfondiranno vantaggi, costi e potenzialità di ogni singolo intervento in modo da poter fornire ai comuni che fanno parte del consorzio Accam un dettagliato studio sul quale esprimersi. Il dossier dovrebbe essere presentato il 15 ottobre mentre la decisione finale sul futuro di Accam sarà presa -salvo sorprese- in un’assemblea convocata entro il 31 ottobre 2014. 

Valutare questi scenari non è però semplice. Affiché qualunque piano abbia senso si dovrà infatti prolungare oltre il 2025 la convenzione con Busto Arsizio per i terreni, adeguare il quadro normativo per l’impianto e soprattutto aggregare le società di conferimento dei rifiuti in modo da garantire la materia prima all’impianto. «Le nostre valutazioni tengono conto dei conferimenti dei nostri soci -spiega Giorgio Ghiringhelli, amministratore delegato di Accam- e si spingono fino a comprendere un potenziale bacino di circa 600.000 abitanti» il tutto basandosi su «una raccolta differenziata stimata tra il valore medio attuale del 63% e il massimo di alcune città della provincia: il 77». Nel valutare la sostenibilità, inoltre, non si può prescindere dai costi già sostenuti in questi anni che non sono esattamente bruscolini: 5,5 milioni per la sostituzione di una caldaia, 500.000 euro per i sistemi di abbattimento dei fumi e 2,2 milioni di penale nei cofronti dell’azienda indicata come gestore per la progettazione e assistenza ai montaggi del dopo revamping. Tutto questo al netto dei costi di bonifica della zona, stimati in circa 8 milioni di euro. E’ calibrando tutto questo che si arriverà, nel giro di 3 mesi, a capire quale sarà il destino della struttura che per 30 anni ha raccolto la spazzatura di migliaia di persone.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Luglio 2014
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