Le alghe via dal lago fine ottobre. Firmato: il Negus
Un anno col clima sbagliato e troppa acqua dal cielo: questi i motivi dell'insolita fioritura. Ma appena l’acqua si raffredderà l’assedio delle alghe svanirà. Queste le previsioni del più vecchio pescatore che si può incrociare su questi lidi
Il titolo giusto, sarebbe quello di “signore” del lago. Ha passato 60 anni della sua vita in barca come pescatore professionista ma non ne è il padrone, o l’imperatore: semplicemente è un signore innamorato del lago. Lo si percepisce dai modi e dai gesti che sono il remare, nutrire i cigni, gettare le reti e guardare con un po’ di malinconia e disappunto la distesa di alghe che fino a 150 metri da riva accompagna la barca fra la superficie e il fondale. Luigi Giorgetti, è nato quando l’Italia esportava velleità coloniali e cacciava l’imperatore etiope Hailé Selassié dalle sue terre col ferro, il fuoco e il gas: il Negus, appunto. Ed era il 1936.
«Sì ma mi chiamo così anche perché son nato un po’ scuro di carnagione. Comunque, se mi cerca in giro, non chieda di Luigi Giorgetti, io sono il Negus», dice quest’uomo che a prima vista sembra molto più giovane: a fregarlo non sono i capelli bianchi ma la limonata: bevanda introvabile, e d’altri tempi, che alle cinque meno un quarto si gode fuori dal suo baretto al porticciolo di Cazzago Brabbia prima di andare a gettare le reti.
«Venga, usciamo a motore, che le racconto un po’ cosa sta succedendo».
Il Negus naviga diritto verso l’Isolino dove ci sono alcune bottiglie vuote che galleggino sul lago: non è sporcizia ma i segnali che altri pescatori hanno lasciato per indicare la presenza delle reti. Sul lago sono rimasti quattro professionisti, a cui stavano per aggiungersene altri, “i rumeni”: «Ma poi non se n’è fatto più nulla: siamo sempre noi ad avere la “A”, il permesso per la pesca professionale: io ce l’ho dal 1950».
Cosa ne pensa, Negus, di queste alghe? «Queste alghe le conosco, sono quelle che arrivano verso la tarda primavera, quando comincia a fare un po’ di caldo. Solo che quest’anno è andata così: ha fatto freddo e le alghe sono arrivate più tardi. Poi c’è stata tanta pioggia. Ora, a meno che l’estate non stia per arrivare proprio adesso, non appena l’acqua si raffredda, queste alghe scompariranno. Il lago tornerà come prima verso la fine di ottobre, massimo primi di novembre».
Ma cosa si intende per “prima”: il lago di Varese ha problemi, e seri, da decenni…
«Guardi, ci siamo accorti che qualcosa stava cambiando con la prima morìa di alborelle, nel 1964. Poi ne seguirono altre: erano i primi sintomi dell’inquinamento. Su questo voglio essere chiaro: il lago è quello che è diventato non solo per gli scarichi industriali. Sì, la Ignis, certo, poi altre fabbriche a Gavirate, a Varese. Ma il vero problema sta in un errore di fondo: il collettore è arrivato troppo tardi. Se si fosse costruito prima, non saremmo in queste condizioni. E poi un’altra anomalia tutta italiana: come si fa a costruire un depuratore prima di sdoppiare tutte le fogne? Facendo il contrario può capitare, come è successo poche settimane fa, che i sistemi fognari vadano in tilt prima di arrivare al depuratore: gli sfioratori, quando le fogne sono al limite, fanno uscire liquami».
Le reti vengono calate: affondano in un minuto. Intorno la quiete. Di barche nemmeno l’ombra, solo alcuni canottieri in allenamento.
Di pesce ce n’è? E si può mangiare?

Il rientro a Cazzago è salutato da altri cigni che cercano il pane fin quasi dentro la darsena. Dalla riva lo salutano, lui sorride sotto i baffi: il Negus con un balzo raggiunge il muro, chiude le serrande e saluta, rivolgendo un’ultimo sguardo al suo lago. Sarà una preghiera civile al dio autunno: quest’anno vieni presto a mettere a posto le cose.
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