Consumate e investite, non c’è più ragione di avere paura
Presentato alle Ville Ponti il XIX rapporto Einaudi sull'economia globale e l'Italia. Sul banco degli imputati i media che non raccontano la parte sana del Paese
La presentazione del Rapporto Einaudi sull’economia globale e l’Italia, organizzato da Ubi-Banca Popolare di Bergamo – rappresentata nell’occasione dal vicepresidente Antonio Bulgheroni – per gli imprenditori varesini è diventato ormai un appuntamento imperdibile. Il pienone registrato alle Ville Ponti giovedì sera è la dimostrazione che c’è un forte bisogno di avere risposte certe per affrontare un clima di incertezza generale. Per la prima volta però si è assistito a un cambiamento di rotta sostanziale nelle parole usate dagli esperti del Centro di ricerca Einaudi, non più concentrate solo sul dato economico.
Giuseppe Russo, che è tra gli autori del rapporto, dopo aver illustrato il nuovo assetto mondiale, la questione Ucraina, i terremoti finanziari, la ripresa a tinte fosche degli Stati Uniti e l’andamento del pil cinese, ha affrontato il tema del calo della domanda interna e della mancanza di fiducia dei consumatori e degli investitori italiani.
«Le famiglie non spendono – ha spiegato Russo – perché hanno paura e lo stesso discorso vale per gli investitori. Ma si tratta di una paura ingiustificata, perché oggi i rischi sono molto più bassi rispetto a qualche anno fa».
Tra i principali imputati, nella creazione di questo clima di sfiducia, ci sono i giornali, colpevoli di non dare le notizie «positive». Questa argomentazione, avallata anche da autorevoli giornalisti, tra cui Luca De Biase del “Sole24ore“, si basa sul fatto che i giornali trattano solo le notizie interessanti e non quelle importanti. È sicuramente interessante sapere che cosa combina Mario Balotelli fuori dal campo di gioco, ma non è importante per la vita degli italiani.
Invece, per recuperare fiducia, sarebbe importante sapere che il nostro avanzo primario (cioè quando il totale delle entrate della macchina pubblica risulta superiore al totale delle spese al netto degli interessi del debito pubblico) è pari a quello della Germania e che nessuno in Europa ha fatto meglio di noi in questo senso. Sarebbe importante sapere che, dopo la riforma Monti, il sistema pensionistico italiano è tra i pochi sostenibili in Europa, al pari di quello tedesco, e che la media delle pensioni erogate nell’ultimo anno era pari a 1.300 euro contro i 1.800 euro di media prima della riforma.
Creare un clima di fiducia diventa dunque fondamentale per tornare a consumare e a investire. «In questi anni la parte più sacrificata della spesa pubblica – ha commentato Russo – è stata quella degli investimenti, bloccati ormai da tempo. Sostenere i consumi non basta, bisogna tornare a fare opere infrastrutturali che sono il patrimonio del Paese e rimangono nel tempo. E se si inizia a crescere si possono iniziare a fare anche le ristrutturazioni».
Il giornalista Gianfranco Fabi, che ha moderato il dibattito, ha chiesto infine all’economista del Centro di ricerca e documentazione Einaudi un commento sul Jobs act. «Lo vedo con estremo favore – ha concluso Russo – perché avere un mercato del lavoro un po’ più liquido e meno rigido può’ essere un fattore positivo per la crescita. I margini di miglioramento, poi, ci sono sempre».
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