“L’agricoltura tradizionale e biologica? Era quella delle carestie e delle mondine”
Non risparmia nessuno, la relazione del presidente di Confagricoltura Varese nell'assemblea annuale: nemmeno per Greenpeace e Vandana Shiva, accusati di "crimini contro l'umanità"
Chi sfama il mondo per davvero? E’ intorno a questa provocazione che è ruotata la relazione del presidente di Confagricoltura Varese Pasquale Gervasini, durante l’assemblea annuale che si è svolta nella mattinata di domenica 19 aprile alle ville Ponti. Una domanda che il presidente si è posto a causa di Expo, e dei suoi obiettivi, secondo Confagricoltura, già falliti prima che la manifestazione cominci: «Partiamo dai testimonial: non un agricoltore, non un agronomo, nessuno che abbia mai prodotto qualcosa – segnala Gervasini – a ma i soliti nomi: Carlo Petrini, Oscar Farinetti, Vandana Shiva. Tutti testimoni che propagandano modelli di agricoltura sorpassati dal tempo, svincolati dalla produzione, dichiaratamente ostili a reddito e imprese. Parlano di agricoltura in termini di racconti, di emozioni e desideri, in termini di mode e di gusto, non di persone da sfamare. Di fatto expo ruota intorno al food, detto all’inglese che fa molto chic: qualche chef stellato, un convegno, una mostra e il gioco è fatto». Una accusa pesante, quella di parlare di cibo evitando chi lo fa, e premiando chi si limita a parlarne, in maniera snobistica: «Carlo Petrini critica la presenza di mc Donald’s all’ Expo. Io credo invece che, al contrario del pensiero di Vandana Shiva e soci, mc Donald’s aiuta a nutrire il pianeta. Perché con un paio di euro in tutto il mondo si può comprare un panino».
«Ma alla fine il pianeta come lo nutriremo per davvero? – ha continuato a domandarsi Gervasini – Aprendo ristoranti stellati nel terzo mondo oppure con le bancarelle di slow food ? Perché ci vogliono incoscienza e malafede per allestire una fiera planetaria del cibo inneggiando al biologico, all’agricoltura felice della perduta età dell’oro o alla demonizzazione delle conquiste scientifiche, delle tecnologie e infine delle imprese».
Naturalmente: «Non siamo contro l’Expo, si intenda. Siamo critici, è vero, ma perché chiediamo contenuti, non altro. Noi vogliamo pensare in grande e sul serio: non ci rassegnamo all’agricoltura ridotta a “fenomeno da padiglione”. Il Vandana Shiva show non ci interessa, le chiacchere di Petrini e Farinetti ci annoiano, riteniamo antistorico che ci chiamino “contadini”. Purtroppo oggi comunicazione e politica danno del nostro mondo una immagine antistorica e contro il progresso; un messaggio di una agricoltura poetica, un richiamo ad un passato idilliaco che non è mai esistito e che in realta’ era fatto di carestie, epidemie, fatiche, sofferenze e marcatissime diseguaglianze sociali. Un solo esempio, era un mondo in cui il diserbo del riso era biologico: ragazze che lavoravano 12 ore al giorno per mesi interi con le gambe nell’ acqua e la schiena piegata. Queste ragazze non avevano i mezzi per consumare quello che producevano. In quel mondo il cibo non era per tutti».
Mentre invece: «Il “golden rice “ è un riso ogm, inventato per arricchire la cariosside di vitamina a e combattere la cecità di decine di migliaia di bambini del sud est asiatico. E’ un riso non brevettato ma non coltivato perché gli oppositori delle bio tecnologie, nonostante tutti gli studi scientifici , ritengono che non sia sufficientemente sicuro. Sono invece sicuri, (dati della rivista “le Scienze“), i danni del ritardo nell’uso del golden rice stimati in 1.424.000 anni di vita nella sola india. Gli avversari del golden rice, da Greenpeace a Vandana Shiva, dovrebbero essere chiamati a rispondere come crimine contro l’umanita’ delle morti e delle disabilità, soprattutto tra i bambini, di cui si sono resi responsabili combattendo una battaglia priva di basi scientifiche contro un alimento in grado di salvare milioni di vite e prevenire decine di milioni di casi di cecità».
Gervasini ricorda invece come: «La tradizione è solo un’innovazione riuscita. Lo dico pensando a un illustre collega, l’agronomo Nazareno Strampelli, l’uomo che ha traghettato dal medio evo al futuro la base della nostra alimentazione, il frumento. Strampelli, che pure poteva legalmente farlo, non ha brevettato nessuno dei suoi grani. Poteva diventare ricco, ha invece deciso di sfamare il pianeta, ma per davvero. E’ un italiano illustre e nobile sui cui è sceso il silenzio, come sulla sua scuola genetica è scesa la scure dell’ideologia: noi non lo scordiamo. Oggi spesso uno dei suoi frumenti, il “senatore Cappelli”, viene presentato come prodotto tradizionale. Non è così, Strampelli ha dovuto lottare contro chi contestava le sue idee innovative utilizzando gli stessi argomenti che oggi sentiamo contro gli ogm».
Il risultato di questi boicottaggi? un’agricoltura, quella italiana, in sofferenza economica, in balia di politiche non di sistema: «Eurostat ci ha detto che gli agricoltori italiani soffrono molto di più dei colleghi europei; nell‘ultimo decennio, il reddito reale per addetto in Italia è calato dello 0,8%, mentre la media europea e’ salita del 34,4%. Questo è il frutto della mancanza di politiche agricole, del disinteresse verso l’impresa, dei 7 ministri dell’ agricoltura negli ultimi 7 anni. Peccato, perché il rischio concreto è quello di perdere competenze e bellezze del nostro territorio e soprattutto imprese, che una volta chiuse non rinascono. Peccato, perché l‘agri-business in italia conta 2 milioni di imprese, considerando anche l’indotto vale il 14% del pil, da’ lavoro a 3,2 milioni di persone nella filiera, e’ l’emblema del made in Italy nel mondo e ha mostrato di saper reggere la crisi più di ogni altro comparto economico. Peccato, anche perché, nel nostro piccolo, cioè nella nostra provincia, dal 2008 a oggi non abbiamo perso posti di lavoro, ( 343.000 giornate dichiarate nel 2008 contro 346.000 nel 2013, ultimo dato inps disponibile): quale altro settore può dire di avere fatto altrettanto in questi anni di durissima crisi?».
Il sistema per andare avanti, secondo Gervasini è sempre uno solo, e non ha nulla a che vedere con alcuna immagine bucolica: «La nostra ricetta per nutrire il pianeta è semplice ed è sempre la stessa: impresa e innovazione. da quando l ‘uomo ha cominciato ad allevare animali e coltivare cereali, non se ne conosce nessun’ altra».
“Nutrire il pianeta, ma per davvero”, il titolo della relazione, è stato poi anche il titolo della tavola rotonda che si è svolta subito dopo, moderata dal giornalista di Radio 24 Sebastiano Barisoni: ad essa hanno partecipato Tommaso Maggiore docente alla facoltà di agraria dell’Università statale di Milano, Roberto Defez del C.N.R., il Direttore Generale di Confagricoltura Luigi Mastrobuono e il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Ovviamente, il dibattito ha preso proprio l’avvio dalle operazioni Eataly e expo, e dagli effetti del divieto di produrre Ogm in agricoltura.
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