Varese, la Versailles di Milano: alla scoperta del suo volto ottocentesco
L’Università dell’Insubria invita la cittadinanza a scoprire la Varese della Prima metà Ottocento. L’appuntamento è per mercoledì 29 aprile. L’iniziativa è aperta a tutti ed è gratuita
L’Università degli Studi dell’Insubria propone la passeggiata “Versailles di Milano”, organizzata dal Centro Internazionale Insubrico Cattaneo Preti, in collaborazione con il progetto Giovani Pensatori.
L’appuntamento è per mercoledì 29 aprile 2015, nella piazza del Tribunale di Varese, Cacciatori delle Alpi, alle ore 15 e la passeggiata si snoda tra ville nobiliari e luoghi simbolo della città, per circa tre ore.
L’itinerario, che avrà come “cicerone” la professoressa Ivana Pederzani, docente di storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e del prof. Fabio Minazzi, direttore scientifico del Centro Internazionale Insubrico, prevede soste a: Villa Dandolo (poi Selene), via Morazzone e attigua via Dandolo; Casa Comolli, già sede della società del Casino dal 1817, piazza Carducci; Casa di Felicita Morandi, via Griffi; Piazza Giovine Italia, già sede del teatro varesino; Salotto Prinetti (angolo corso Matteotti, via del Cairo); Villa Annunciata (via Medaglie d’oro); Caserma Garibaldi e piazza Repubblica; Villa De Cristoforis, via San Pedrino; Salotto e Villa Morosini a Casbeno (oggi sede della prefettura).
La passeggiata tocca alcuni luoghi della città significativi dal punto di vista storico e culturale, a partire dai tre salotti Dandolo, Prinetti e Morosini, che ci portano nel vivo della società locale ma anche dell’economia e della cultura varesina della Prima metà dell’Ottocento. Come spiega la professoressa Pederzani: «Il primo aveva sede in una delle due ville Dandolo site in Varese, quella (ora Villa Selene) sita nell’attuale via Morazzone. La villa fu edificata nel 1810, al posto dell’ex convento delle monache di San Martino, aperto a tutti per la ricreazione e lo svago, il ballo e l’ascolto della musica, il salotto Dandolo era anche luogo di conversazioni agro-economiche. Vincenzo Dandolo nel 1816 fece dono al comune del terreno dell’attuale via Dandolo per destinarlo al pubblico passeggio. Espressione della nuova socialità borghese e luogo di incontro e di lettura per le élites del tempo fu la Società del Casino fondata nel borgo nel 1811 da Luigi Grossi nelle eleganti e comode sale poste al piano superiore del caffè di Attanasio Gianelli sotto i portici del corso Maggiore (attuale corso Matteotti) poco prima della piazza Porcari (attuale piazza Monte Grappa). Durante la Restaurazione fu trasportato in casa Comolli (piazza Carducci), divenne centro di propaganda politica e preparò i fatti del 48. Le testimonianze del tempo ci conducono poi in piazza Giovine Italia dove sorgeva un altro luogo di rilievo per la società varesina, il teatro costruito nel 1791 al posto di quello voluto anni prima dal feudatario Francesco III d ‘Este. Esso fu una grande attrattiva per la villeggiatura durante tutta la prima metà dell’Ottocento e confermò il ruolo di Varese quale vera e propria “città alla moda” per l’alta borghesia dei traffici e delle professioni come pure per la nobiltà milanese e lombarda. Anche Verdi veniva spesso a Varese per assistere alle rappresentazioni teatrali, dalla Lucia di Lammermoor di Donizetti alla Sonnambula di Bellini. In una stanza della villa Morosini di Casbeno affacciata sul lago, dove era ospite, egli compose parte dei Lombardi alla prima crociata, opera che, come si sa, nel 1843 diede esca alla Scala a manifestazioni di incontenibile patriottismo.
Carattere decisamente politico ebbe il salotto di Lucia Prinetti, milanese andata sposa al varesino Domenico Adamoli. Dopo il matrimonio, avvenuto nel 1839, i due si trasferirono nella dimora degli Adamoli, posta sul Corso Maggiore (attuale corso Matteotti all’incrocio con l’attuale Via del Cairo), divenuta in breve un salotto di lettura e di conversazione nonché di propaganda democratica mazziniana. Concludiamo la rassegna dei salotti con quello di Emilia Zeltner Morosini, donna di indole materna ma anche di grande equilibrio e di infinita grazia chiamata confidenzialmente “mammina” dagli ospiti del suo salotto, come usava farsi con le salonnières del tempo. In questo quadro si colloca l’interesse per la casa di Felicita Morandi, “poetessa dell’Itala madre”. Oltre che preziosa testimonianza di donna patriota la memorialistica della Morandi è prova di quell’impegno nella scrittura pubblica che fu espressione nel corso dell’Ottocento della nuova immagine della donna istruita e colta e anche per questo sensibile alla causa nazionale.
La passeggiata è altresì occasione per ricordare alcuni dei principali interventi del comune cittadino in materia di opere pubbliche sia prima che dopo l’Unità a partire dalla sistemazione del prato del quartiere (attuale piazza Repubblica) fino al settore della viabilità: ricordiamo in primo luogo via Cavour che dagli anni 60 del secolo XIX metteva in collegamento la città passando al di fuori dell’antico centro abitato stretto a bozzolo intorno al Vellone e poi, nel 1889, l’attuale corso Moro che andava da piazza Porcari a via Cavour e serviva per un transito più diretto tra il centro urbano e le stazioni».
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