Il romanzo dell’avvocato Marelli
Viene pubblicato "I fiori di Marta", fatica letteraria del professionista gallaratese. Sabato 9 maggio la presentazione
L’avvocato Claudio Marelli è diventato uno scrittore. E ha pubblicato un romanzo. Si tratta di un racconto scritto con delicatezza e passione, che ha partecipato anche al concorso dell’Unione lombarda camere penali, sull’avvocato e scrittore dell’anno. Si chiama “I fiori di Marta” e sarà presentato alla Libreria Rinascita, in vicolo del Prestino a Gallarate, nella giornata di sabato 9 Maggio 2015, ore 17 e 30. Presenta Ettore Ceriani, giornalista e critico d’arte.
Il romanzo “I Fiori di Marta” è un libro di genere gudiziario.
La storia prende avvio nel dicembre 2001, quando un uomo di 68 anni muore in ospedale. Al momento del ricovero il paziente, Colombo Erminio, era già sofferente per una forma tumorale del sistema linfatico. Perciò i medici gli attribuirono la qualifica di malato terminale. Nel corso della prima notte trascorsa in ospedale, alle ore 1,30 circa, il paziente venne colpito da infarto. La moglie e la figlia Marta chiesero aiuto al personale infermieristico. Il paziente, infatti, pativa forti dolori al petto. L’infermiera contattò telefonicamente il medico in servizio ma costui, ritenendo che i dolori fossero causati dalla patologia tumorale, rifiutò di scendere a visitare il paziente. Si limitò a prescrivere, via telefono, un antidolorifico in gocce.
Il paziente morì il mattino successivo, alle ore 6,45 circa.
I parenti del defunto si rivolsero ad un amico avvocato, Paolo Turri, in quanto sospettarono che la morte dell’uomo non fosse dipesa dal tumore, ma da altro.
L’avvocato depositò un esposto alla Procura della Repubblica, la quale ordinò l’effettuazione dell’esame autoptico (cioè dell’autopsia).
I periti incaricati dalla Procura accertarono che la morte dell’uomo dipese da infarto al miocardio, evidenziarono che la patologia non fu diagnosticata per negligenza, imprudenza ed imperizia dei sanitari in servizio all’ospedale. Specificarono inoltre che, se il malato fosse stato adeguatamente curato egli, con alto grado di probabilità, sarebbe sopravvissuto.
A questo punto si aprirono due processi:
il primo processo di carattere penale nei confronti dei due medici coinvolti, imputati di omicidio colposo;
il secondo processo di carattere civile, contro l’ospedale.
Nel corso del processo civile, il giudice ordinò l’effettuazione di una nuova perizia, conferendo incarico ad un medico legale. I risultati furono sorprendenti. Infatti il nuovo perito formulò conclusioni del tutto diverse rispetto a quelle dei medici precedenti.
Dopo sei anni di battaglie giudiziarie i due processi arrivarono a sentenza. Le decisioni furono diverse, o meglio sarebbe dire diametralmente opposte.
Nel processo penale i due medici furono assolti dall’imputazione di omicidio colposo in quanto il giudice penale, tra le perizie agli atti, ritenne che quella più attendibile fosse quella disposta dal giudice civile.
Nel processo civile si verificò l’esatto contrario. L’ospedale venne condannato a risarcire il danno morale alle eredi in quanto il giudice civile ritenne che, tra le perizie agli atti, quella più attendibile fosse quella svolta in sede penale.
In conclusione -e paradossalmente- nel processo penale risultò determinante la perizia civile, mentre nel processo civile risultò determinante la perizia penale.
Si tratta, in sostanza, di una vicenda processuale emblematica. Essa dimostra, fatti alla mano, che non esista “certezza del diritto”. La legge, come scritto nella costituzione, dovrebbe essere uguale per tutti, ma in concreto è l’interpretazione che varia da caso a caso, da giudice a giudice.
Il romanzo non si limita alla trattazione della suddetta vicenda giudiziaria, ma è completato ed anche addolcito da una storia sentimentale, la quale ha per protagonisti l’avvocato ed una delle due figlie del defunto, di nome Marta (da cui il titolo: “I fiori di Marta”). Questa ragazza lavora in una cooperativa sociale che opera su scala internazionale. Marta, per questo motivo, andrà a lavorare in Brasile a Salvador de Bahia, città affascinante per storia, cultura e tradizioni.
La partenza di Marta, in pratica, sancirà la fine della relazione. Ambedue i protagonisti, però, non potranno mai dimenticare questa storia d’amore.
La relazione tra Paolo e Marta consente all’autore di trattare anche altre tematiche: l’amore, l’addio, il senso delle cose, la solidarietà, la cooperazione.
Il romanzo è liberamente tratto da due sentenze esistenti, una civile e l’altra penale. Invece gli altri eventi narrati, ed i nomi dei personaggi, sono stati inventati dall’autore.
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