“Questa Riforma penalizza la sanità di Varese”
L'onorevole Daniele Marantelli spiega le ragioni dei timori manifestati dal PD: non si tratta di mero campanilismo ma del fallimento degli investimenti fatti alla fine degli anni '90

Daniele Marantelli è preoccupato per il futuro della sanità varesina.
La nuova riforma che ridisegna l’organizzazione territoriale tra ATS e ASST sembra voler relegare la città di Varese e la sua azienda ospedaliera a un ruolo periferico: « Stando a quanto si legge , Varese dovrebbe occuparsi di Azzate, Laveno, Sesto Calende, Angera contro l’ospedale di Busto ingloberà Gallarate diventando, di fatto, responsabile dei principali centri urbani del territorio. La questione non è campanilismo, come sostiene qualcuno della maggioranza, ma è il tradimento di un progetto di sviluppo avviato nel 1998 con l’istituzione dell’Università dell’Insubria e proseguito l’anno successivo con lo stanziamento per realizzare la più importante opera pubblica del dopoguerra, cioè il nuovo ospedale. Furono due investimenti decisi e voluti da governi di centro sinistra che vollero puntare su un rilancio culturale e sanitario di Varese. Se, ora, si penalizza quest’azienda ospedaliera, affidandole un territorio meno popolato, quali investimenti potrebbero venire per il futuro? Qui oggi lavorano eccellenze e professionalità di alto livello. E, se è pur vero che le lotte intestine tra ospedalieri e universitari hanno contribuito a rendere problematica l’attività, è anche vero che il cammino fatto va mantenuto e tutelato così come va incoraggiato chi si è conquistato credibilità fuori provincia. Di questo devono occuparsi innanzitutto gli amministratori di Varese che devono difendere l’ospedale cittadino, Probabilmente, Busto si è mossa meglio, ma c’è ancora tempo per rimediare».
L’onorevole Marantelli condivide l’esigenza di ricostruire reti e una migliore organizzazione con punte di eccellenza e presidi territoriali ma auspica una strategia che tenga conto dell’eccellenze premiandole in uno spirito costruttivo : «Pur davanti a lodevoli motivi , mi sembra che i lavori siano più il frutto di compromessi politici piuttosto che di vere strategie per riportare la sanità lombarde ai livelli di leadership che ha sempre avuto».
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