L’Arcisate-Stabio compie sei anni, ma non è ancora nata
Il 24 luglio 2009 si apriva ufficialmente il cantiere, davanti al presidente della Regione Formigoni e al ministro Castelli. Allora era spesso evocata dalla politica, oggi è motivo d'imbarazzo

«È un’opera fondamentale per la Lombardia e la Svizzera, ma anche per tutta l’Italia», diceva Roberto Formigoni, allora onnipotente presidente di Regione Lombardia. Era il 24 luglio 2009, il giorno dell’apertura del cantiere per la nuova ferrovia Lugano-Varese-Malpensa, meglio nota dalle nostre parti come Arcisate-Stabio, dal nome del tratto realizzato ex novo. A distanza di sei anni, quella grande opera fondamentale è ancora un miraggio, dentro ad una vicenda confinata per lo più nella sola provincia di Varese.
Nel 2009, il nuovo collegamento pareva destinato a ben altra gloria. La crisi economica non mordeva ancora e Malpensa, più che acciaccata dal dehubbing di Alitalia, immaginava ancora un futuro come base in Italia di Lufthansa, che quell’inverno aveva messo di guardia in brughiera i suoi primi jet. Nessuno pensava che un giorno Emirates-Alitalia avrebbe fatto un altro sgambetto a Malpensa, negando quel ruolo nazionale pervicacemente cercato. Expo sembrava ancora lontanissimo e l’Arcisate-Stabio pareva un tassello irrinunciabile per l’esposizione universale.
«Mai viste così tante inaugurazioni in Lombardia», diceva quel 24 luglio il sottosegretario alle infrastrutture Roberto Castelli. Se crisi ed equilibri finanziari precari hanno rallentato il percorso di grandi opere come Pedemontana (garantita oggi da un significativo intervento finanziario pubblico, dopo che aveva iniziato a traballare il privato), a mettere i bastoni tra le ruote all’Arcisate-Stabio ci ha pensato l’arsenico: quello naturale, presente sottoterra, conosciuto da molti geometri in Valceresio, ma sottovalutato nella progettazione dell’opera e del cantiere.
Dell’arsenico, dal 2011, si è parlato ogni mese, o quasi: abbiamo raccontato anche su VareseNews il contenzioso tra Rfi e la società Claudio Salini, fatto di continui strappi, stop al cantiere, richieste di integrazione dell’appalto, minacce di rescindere il contratto. Alla fine, l’appalto intero è saltato davvero, nel 2014: uno stop totale di mezzo anno, in attesa che a fine estate ripartano fisicamente i cantieri. Per ora, il nuovo appaltatore ha “cambiato i lucchetti”, piccolo segnale a chi convive con lo scavo a cielo aperto. Sull’ora redivivo cantiere arriverà oggi l’assessore Sorte insieme al predecessore Cattaneo.
In questi anni, sullo sfondo, abbiamo infatti visto anche il passaggio di consegne da Raffaele Cattaneo – che sull’opera si è esposto politicamente non poco, va dato atto, e che per le Regionali 2012 si fece fotografare su una ruspa dentro alla galleria – alla pattuglia assessori regionali succedutisi uno dietro l’altro nell’arco di tre anni. Prima Del Tenno, poi la meteora Cavalli, attualmente il bergamasco Alessandro Sorte, Forza Italia.
In mezzo, rimane una valle tagliata in due, due paesi sottosopra, con la loro microgeografia di passaggi obbligati e nodi viabilistici problematici (alcuni anche risolti, va detto). In mezzo, anche le storie di chi ha già vissuto un pezzo della sua vita facendo i conti – nella realtà quotidiana, nel lavoro – con la grande ferita nei paesi: c’è la gelataia che ha dovuto rinunciare a fare il gelato e si è reinventata il locale, il signore che non ha più il cortile di casa, gli anziani che in questi sei anni sono morti nella loro casa vista-scavo.
Reportage – il Bar Stazione senza più stazione
VIDEO – Convivere con il cantiere: Induno Olona
VIDEO – Convivere con il cantiere: Arcisate
L’Arcisate-Stabio compie sei anni, ma non è ancora nata. È una storia che è rimasta confinata nella nostra provincia: il cantiere un’opera studiata a lungo, garantito da mediazioni e rassicurazioni agli abitanti, ma anche una vicenda di dati in qualche modo sottovalutati, di preoccupazioni divenute realtà. Non è una storia locale: è una vicenda in un’Italia in cui spesso si accusano i territori di egoismo del Nimby (not in my backyard, non fatelo nel cortile di casa mia) ma dove le istituzioni spesso non sono in grado di mantenere le promesse minime.
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