Le moto varesine tornano a ruggire, SWM dà il via alla produzione
In soli otto mesi lo stabilimento ex Husqvarna ha ripreso vita e impiega già 60 persone, grazie ad Ampelio Macchi e ai fondi cinesi di Shineray. Anche Maroni al taglio del nastro
Magliette grigie, semplicissime, con uno stemma rettangolare rosso fuoco e un logo che richiama una delle tante storie antiche del motorismo lombardo e italiano. Chi le indossa sorride: da quello che fu quartier generale di Husqvarna, lasciato libero tra mille polemiche e tante preoccupazioni per l’occupazione, oggi è uscita la prima moto marchiata SWM.
Un sogno, un miracolo, una bella storia imprenditoriale: sono tanti gli ingredienti che hanno causato la rinascita di un’azienda motociclistica a Varese, nello stabilimento di Cassinetta di Biandronno dove è arrivato anche il Governatore Roberto Maroni a fare i complimenti ad Ampelio Macchi, l’ingegnere varesino attorno al quale SWM è rinata (il marchio, milanese, era molto famoso negli anni Settanta ndr) e si è sviluppata. Da novembre a oggi – vi avevamo parlato di Macchi e del suo progetto QUI e QUI – la neonata azienda ha ridato il lavoro a una sessantina di persone (la gran parte ex maestranze lasciate a spasso da Husqvarna), riattivato il sito produttivo e gli uffici, messo in cantiere una gamma che da qui all’autunno proporrà sette diversi modelli (QUI la gamma nel dettaglio), riorganizzato la rete commerciale.
Il tutto con l’indispensabile sostegno finanziario di un gigante venuto da lontano, il colosso cinese Shineray, rappresentato a Cassinetta dal direttore generale, mister Zhong. «Crediamo in un marchio che ha fatto la storia e crediamo nelle persone che ci lavorano: in Italia ci sono stile, tecnologia e capacità nel mondo delle moto e siamo sicuri che la competenza dell’ingegner Macchi e del suo staff darà un apporto significativo a questa azienda».
E proprio Ampelio Macchi, la cui voce non può nascondere un pizzico di commozione, ha raccontato la genesi di questa avventura. «Quando mi incontrai in Cina con Daxing Gong, il numero uno di Quineray, per sottoporgli di un altro progetto, finimmo a parlare di moto da fuoristrada, grande passione di entrambi. Da lì è nato tutto, oggi quel progetto si concretizza e ciò avviene in Italia (Macchi ripete “Italia” tre volte) e a Varese, nella mia città. Sono orgoglioso che il team di persone con cui ho lavorato in passato, vincendo titoli mondiali (con Husqvarna ndr) nelle categorie off-road, mi abbia seguito. Oggi essere a capo di un’industria motociclistica mi rende orgoglioso e soddisfatto ed è il coronamento di un’intera carriera. In otto mesi abbiamo fatto rinascere un’azienda chiusa e abbandonata riaprendo ogni reparto e ogni ufficio».
Parole che inorgogliscono anche Maroni, nelle cui parole torna il parallelo tra la tristezza e la preoccupazione di quando Husqvarna chiuse i battenti, scene che stridono con quelle di oggi, quando la nuova SM 650R è stata calata tra gli applausi dal paranco che la sosteneva per entrare nel banco prova, sotto gli occhi di operai, impiegati, fornitori, politici e addetti ai lavori. Per ognuno di loro, i colpi di acceleratore hanno rappresentato una rivincita. E una vittoria.
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