Per Marco e Nicolò l’abbraccio di tutta la città
Una folla commossa ha partecipato al funerale, nella Basilica di San Vittore, dei due giovani deceduti nell'incidente di Nardò
Un addio commosso di tutta la città, un abbraccio corale, un saluto straziante. Te ne rendi conto subito che sarà così, avvicinandoti sul selciato della basilica di San Vittore: non solo nelle immediate vicinanze, già da via Sacco e da piazza della Motta capisci che il funerale di Nicolò De Peverelli e Marco Fiori sarà un rito drammatico, sentito, comunitario. Dell’intera Varese.
L’estremo saluto ai due giovani – 22 anni Marco, due in meno Nicolò – strappati alla vita sulle strade soleggiate del Salento pochi giorni fa ha radunato nella basilica e sul sagrato una folla di persone difficile da conteggiare. Un mare di gente commossa, piegata dal dolore, incredula di non poter più abbracciare due ragazzi amatissimi dalle proprie famiglie e noti in città per la loro attività sportiva. Nel regno di “Depe” ci sono i caschi e le palle ovali del football, in quello di “Kito” i bastoni ricurvi, i puck e il ghiaccio dell’hockey.
Così la piazza e la basilica di San Vittore si sono colorate con le tinte delle due squadre: il biancorosso dei Gorillas per De Peverelli, il giallonero dei Mastini per Fiori. E anche gli striscioni issati dagli amici e i palloncini liberati in cielo alla fine della cerimonia hanno rispettato i colori cari ai due ragazzi, le cui bare sono state portate a spalla dai compagni di squadra in un estremo gesto di amicizia.
Dentro, all’interno della basilica, faceva impressione guardare gli occhi di questo mare di giovani. Gente abituata a non indietreggiare di un passo quando è necessario placcare un avversario grande e grosso, o chiudere alla balaustra un attaccante massiccio. Gente che sa che lo sport è fatto anche di lacrime, di gioia quando si vince e di dispiacere quando un obiettivo sfuma magari all’ultimo momento.
Oggi però il sapore delle lacrime è diverso per tutti, non c’entra nulla con quello avvertito negli spogliatoi, dopo le partite. È più pungente, più duro da accettare, più definitivo. È per quei due ragazzi che non indosseranno più le loro casacche ma che entreranno in ogni azione, in ogni festeggiamento, in ogni punto segnato come hanno garantito i compagni di squadra saliti sull’altare prima del termine della messa officiata da monsignor Donnini, che ha scelto per la cerimonia il Vangelo della “Resurrezione del figlio della vedova di Nain” e lo ha accompagnato con parole semplici, sentite e dolci.
A parlare, nonostante il dolore, è salita anche la sorella di Claudio, uno dei ragazzi che erano in macchina insieme a Nicolò e Marco nella tragica mattina di martedì 25 agosto. Anche per loro ha pregato la comunità varesina in una giornata che ha segnato profondamente tutte le persone coinvolte. Uscite piegate dal dolore da San Vittore, ma con la certezza che Kito e Depe non saranno mai dimenticati.
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Le nostre piu sentite condoglianze. Vicini al dolore delle famiglie. Un abbraccio da Nardò