Richiedenti asilo e accoglienza, serata in parrocchia a Lavena Ponte Tresa

Sono stati in parecchi i cittadini (una sessantina) che si sono ritrovati nella sala dell’oratorio per ascoltare e cercare di capire cosa riserva il futuro per il paese di confine

Un giovedì sera in parrocchia per parlare di accoglienza e richiedenti asilo. A Lavena Ponte Tresa sono stati in parecchi i cittadini (una sessantina) che si sono ritrovati nella sala dell’oratorio per ascoltare e cercare di capire cosa riserva il futuro per il paese di confine, chiamato ad ospitare una quarantina, forse cinquanta, migranti in fuga dai paesi in guerra (nella foto l’ex caserma della Guardia di Finanza dove saranno ospitati i migranti).

A coordinare la serata Roberto Bernasconi della Caritas di Como ed Emanuele Maritan della cooperativa Agrisol, insieme al “padrone di casa” don Aurelio, al sindaco di Lavena Ponte Tresa Pietro Roncoroni e al capogruppo dell’opposizione Massimo Mastromarino (reduci da un incontro col Prefetto).

Molteplici le informazioni fornite. Più volte è stato ribadito che gli ospiti previsti non saranno più di 50 e proverranno dalle regione dell’Africa sub-sahariana; verrà loro insegnato l’italiano e dopo i primi mesi si cercherà una soluzione alternativa per organizzare il loro soggiorno a piccoli gruppi in appartamenti nella zona dell’Alto Verbano. Per i primi 6 mesi potranno svolgere solo lavori di volontariato e resteranno in attesa che le commissioni giudicatrici valutino le loro richieste di asilo: in genere (essendo le commissioni solo due a Milano e una a Brescia) ci vogliono 12/15 mesi per ottenere il primo giudizio; nel 95 % dei casi la richiesta viene respinta e in caso di ricorso passa di solito un altro anno prima che venga esaminato. I costi dell’accoglienza sono a totale carico dello Stato e niente verrà speso dal comune di Lavena Ponte Tresa; per ogni profugo sono previsti 34 euro al giorno dei quali 2,50 euro vengono dati loro direttamente, il rimanente, gestito dall’organizzazione, serve per vitto, alloggio, spese sanitarie, pratiche legali per l’asilo e stipendio degli operatori.

Ma oltre agli aspetti pratici, si è posto soprattutto l’accento sull’integrazione e sulle prospettive di queste persone. Molti di loro hanno subito violenze e sfruttamento nel lungo viaggio per arrivare in Europa. La maggior parte della donne è stata violentata e per ripagare il debito con i “passatori” entra nel giro della prostituzione. A questo proposito, don Aurelio ha auspicato che venga loro dimostrato affetto magari anche solo con un sorriso, un saluto.

Diversi gli interventi tra il pubblico presente: il sindaco Roncoroni e il consigliere Mastromarino hanno ricordato l’incontro avvenuto alla  mattina con il prefetto di Varese in cui sono state consegnate le firme raccolte (730 totali di cui solo 356 di Lavena Ponte Tresa).

Molti dei presenti hanno dimostrato attenzione e solidarietà; il gruppo di cittadini formatosi per contrastare l’accoglienza non ha partecipato alla serata che poteva dare un utile confronto sugli argomenti e sui problemi da risolvere. Un unico intervento ha posto il problema della vicinanza con la Svizzera e il pericolo di fuga attraverso lo stretto, oltre a questioni di ordine pubblico.

Argomentate le risposte di Bernasconi della Caritas: a Rodero proprio sul confine esiste già una caserma dismessa con 40 profughi, nessuno ha mai tentato di scappare in Svizzera e in 4 anni di lavoro non si sono segnalati casi di reati o altro. Anzi ha citato un episodio successo pochi mesi fa sul lago di Como: un ragazzo italiano è caduto in acqua e un profugo pakistano si è tuffato per cercare di salvarlo, ma invano, con la disperazione dello straniero per non essere riuscito a ripescarlo e la rabbia nel vedere, quando è riemerso, gli italiani sulla riva che riprendevano con il telefonino la scena.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Settembre 2015
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