Il Pm Agostino Abate trasferito a Como

Si era occupato del Caso Uva ed era oggetto da tempo di attacchi e polemiche. "Ho difeso l'indipendenza del mio ufficio"

agostino abate

Un terremoto giudiziario a Varese: Agostino Abate, il pm con più esperienza della procura, è stato trasferito dal Csm a Como. Si tratta di uno spostamento provvisorio, originato da un procedimento del consiglio superiore della magistratura nei suoi confronti. L’indagine disciplinare, nel merito, non si è chiusa, ma il Csm ha deciso comunque, per motivi di opportunità, di trasferire il magistrato, che aveva preso a servizio a Varese nel giugno del 1984. A quanto si apprende, le contestazioni riguardano la gestione del fascicolo Macchi e i contrasti in procura con alcuni magistrati. Sarebbero invece esclusi dalle contestazioni le vicende Uva e Polita.

PM DEL CASO UVA

Abate è oggetto da alcuni anni di polemiche e denunce: per capirci, tutto è iniziato con il Caso Uva, una vicenda che ha scatenato una sorta di campagna mediatica nei suoi confronti, condotta in particolare dal senatore del Pd Luigi Manconi che lo ha spesso fatto oggetto di comunicati stampa molto critici, ripresi da una parte della stampa nazionale. Contro Abate tuttavia mantengono da tempo una forte polemica anche altri imputati e parti civili di indagini che lo hanno coinvolto come rappresentante della pubblica accusa: Lucia Uva, la sorelle di Giuseppe Uva (indagata dal pm Abate in due successive inchieste per diffamazioni ai carabinieri) e Sandro Polita, imprenditore edile di Varese. L’imprenditore si trova sotto processo per una indagine di Abate ma a sua volta lo ha denunciato a Brescia. Persino la riapertura delle indagini sull’omicidio di Lidia Macchi, nel 1987, è stata letta da alcune ricostruzioni giornalistiche come una critica all’operato del pm che per primo condusse l’inchiesta (Agostino Abate).

Lo scontro tuttavia esiste anche all’interno della stessa magistratura. Non sono note le motivazioni delle contestazioni disciplinari ad Abate, coperte dal segreto istruttorio, ma è abbastanza risaputo che il magistrato, nel corso degli anni, ha suscitato amore e odio. Qualche settimana fa alcuni colleghi della procura di Varese hanno firmato una lettera a suo favore, ma non tutti.

TANGENTOPOLI E MAFIA

Agostino Abate è un magistrato molto noto anche fuori da Varese. Ha fama di duro e non ha mai avuto rapporti semplici con i giornalisti. E’ stato il pm che iniziò la tangentopoli varesina, con decine di arresti tra i politici dell’allora pentapartito. Fu protagonista di una clamorosa polemica con Umberto Bossi, fu anche il pm che indagò sul sindaco leghista Aldo Fumagalli, dimissionario a seguito di quella inchiesta nel 2004.  E’ stato applicato diversi anni alla Dda antimafia e sostenne l’accusa contro le cosche calabresi del Varesotto in due maxiprocessi.

INDIPENDENZA TOTALE

Lo abbiamo ascoltato, durante un’intervista diversi anni fa, difendere il concetto di magistrato indipendente da tutto e da tutti, citando una scena del film “Zeta l’orgia del potere”. Anche nel commento alla vicenda di oggi, Abate cita l’indipendenza del suo ufficio come unico faro di tutta la sua carriera. Significativi due passaggi di un comunicato stampa: «Nessuna parte lesa ha goduto di privilegi – scrive il magistrato varesino – nessuna persona indagata ha potuto condizionare le mie decisioni. Il mio dovere era ed è di resistere alle ripetute ingerenze, anche esterne e mediatiche, incurante delle straordinarie pressioni di ogni tipo subite negli ultimi anni».

 

 

 

 

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 09 Novembre 2015
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