Burqa, crocifisso e presepe: pioggia di commissioni
In città si punta a vietare il burqa con una modifica del regolamento di Polizia Locale. Parallelamente i consiglieri leghisti chiedono anche il "mantenimento nelle scuole dei simboli della tradizione cristiana"
Una commissione per parlare del burqa, un’altra per parlare di crocefisso e presepe. Saranno giorni molto intensi quelli che attendo i consiglieri comunali in vista della prossima assise civica, il 17 dicembre.
Primo tema da discutere: il divieto del burqa. Sulla scia di Varese e della Regione Lombardia, anche a Busto si sta valutando la possibilità di vietare di circolare velati. La proposta che sarà discussa lunedì 14 arriva dai consiglieri di maggioranza Speroni, Tovaglieri e Salomi e punta a bandire “indumenti o manufatti tali da rendere difficoltoso il riconoscimento della persona”. Un provvedimento per il quale l’amministrazione di Varese ha chiesto il via libera al Prefetto ma che in città si punta a raggiungere con un semplice cambio del regolamento di Polizia Locale.
Una proposta che che però sembra di difficile attuazione. Il divieto non vale infatti nel caso in cui “l’uso sia giustificato dall’osservanza di prescrizioni di sicurezza, da motivazioni sanitarie, estetiche o climatiche” oltre alla partecipazione a “esibizioni carnascialesche”.
Una seconda commissione è convocata per giovedì dedicata invece al “mantenimento nelle scuole dei simboli e delle manifestazioni della tradizione cristiana“. La mozione è stata presentata dai leghisti Speroni e Tovaglieri e prende spunto dal fatto che “secondo un recente sondaggio Doxa, il presepe si rivela il simbolo per antonomasia del Natale”. Considerando poi che “la competenza per gli arredi delle scuole primarie e delle scuole secondarie di primo grado è del comune” e che “la laica separazione dei ruoli fra soggetto amministrativo e soggetto religioso non significa assenza di interazione”, l’invito dei due consiglieri rivolto a sindaco e giunta è quello di svolgere “un ruolo attivo dell’amministrazione a tutela delle tradizioni anche religiose radicate in città“.
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