Sigilli alla cartiera Vita Mayer: “Troppo pericolosa”
L'area è stata posta sotto sequestro dopo l'incidente mortale costato la vita ad Alessandro Giani, precipitato da un'altezza di 6 metri. Proseguono le indagini per appurare le responsabilità degli amici e della proprietà
La Procura di Busto Arsizio ha posto sotto sequestro una delle aree dismesse più grandi d’Italia di circa 7 ettari, quasi quanto 10 campi da calcio. La decisione è stata comunicata alla stampa oggi, martedì, dal procuratore capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana insieme a Davide Corbella del Nucleo di polizia giudiziaria ambientale della stessa Procura e dal comandante della stazione dei Carabinieri di Busto Arsizio Francesco Caseri in seguito alla morte di Alessandro Giani, il giovane di diciotto anni precipitato da un’altezza di 6 metri mentre era all’interno di uno dei numerosi edifici industriali abbandonati nell’area.
Il procuratore Fontana ha fatto prima il punto sull’indagine ribadendo che è stato aperto un fascicolo che vede indagati i due amici di Giani, che erano con lui nella cartiera, per omicidio colposo e produzione di materiale esplodente (stavano fabbricando alcune bottiglie molotov per fini ludici), e i legali rappresentanti della Prealpi Servizi (proprietaria dell’area) sia per omicidio colposo che per omissione di lavori su edifici che rischiano la rovina.
Il sequestro è stato deciso per due motivi: da un lato scoraggiare l’ingresso di altre persone e dall’altro per intimare alla proprietà di mettere in sicurezza il perimetro in modo da impedire l’accesso: «Il luogo è stato, in passato, al centro delle attenzioni per un rave che ha attirato molti giovani, un altro è stato sventato per tempo mentre sono numerosi i gruppi di persone che, affascinati dall’archeologia industriale, entrano per fare foto».
L’area sequestrata è quella più a valle e corrisponde alla ex-Vima, azienda che produceva cellulosa nata successivamente al primo stabilimento. La vecchia cartiera, invece, è stata risparmiata dai sigilli della polizia giudiziaria in quanto ritenuta più sicura e difficilmente accessibile.
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