Arianna Talamona, da Malnate con un sogno chiamato Rio 2016
L’atleta della Polha è candidata a partecipare alle Paralimpiadi di settembre con la maglia azzurra: «Tra maggio e giugno le prove decisive»
21 anni, sorriso raggiante e una vitalità fuori dal comune. Lei è Arianna Talamona, malnatese e atleta paralimpica della Polha Varese oltre che della Nazionale Italiana di nuoto.
Per qualsiasi atleta il 2016 non può essere un anno normale. Dal 7 al 18 settembre infatti, a Rio de Janeiro si disputeranno le Paralimpiadi, un obiettivo che tutti gli atleti sognano e che Arianna non è lontana dal centrare.
Arianna, ci racconti qualcosa di lei.
«Sono nata con una paraparesi spastica ereditaria e sin da piccola ho fatto nuoto, anche se all’inizio ero riluttante riguardo le gare. Poi verso la fine delle scuole medie mi hanno convinta e da allora ho iniziato con le competizioni agonistiche. Dal 2009 ho preso parte alle prime gare e dal 2011 sono nel giro della nazionale italiana. La Polha (società varesina da anni impegnata con atleti disabili ndr) è stata molto importante nella mia carriera e ancora oggi è fondamentale per la mia attività».
E da subito ha iniziato a raggiungere buoni risultati, giusto?
«È vero, ma le soddisfazioni migliori per me non sono le medaglie. In questi anni sono cambiata tanto a livello personale. Il nuoto mi ha salvato anche a livello relazionale e questo è il successo più grande che ho ottenuto».
A livello di manifestazioni sportive, qual è la sua soddisfazione maggiore… fino a questo momento?
«Senza dubbio gli europei di Eindhoven nel 2014: quello è stato l’evento al quale ho ottenuto i risultati migliori, andando a medaglia».
Iniziamo ad avvicinarci a Rio 2016; quali saranno le prossime tappe verso il Brasile?
«Devo ammettere che in questo momento non sto benissimo perché ho avuto qualche problema con la tiroide, ma il prossimo appuntamento saranno gli europei dal 1 al 7 maggio a Funchal, in Portogallo. Spero di fare buoni risultati, anche se gli ultimi test importanti saranno a giugno».
A livello di risultati, come si fa ad andare a Rio?
«Quest’anno la federazione internazionale ha messo a disposizione della nazionale italiana dieci posti per le femmine e dieci per i maschi, mentre per Londra erano cinque e sette. Contano le prestazioni effettuate nel corso dell’anno e il ranking all’interno della squadra azzurra. In questo momento dovrei essere ottava nella mia categoria quindi, incrociando le dita, dovrei essere tra i convocati».
Nel caso di qualificazione, quale sarà il suo obiettivo?
«Dipenderà dalla gara: di solito nuoto i 400 stile libero, i 200 misti e i 100 dorso. Spero, almeno nei “4 stile” di riuscire a raggiunger la finale, sarebbe una grande soddisfazione».
Alle prossime Paralimpiadi è legato anche il progetto “AcquaRio”. Di cosa si tratta?
«È un progetto che è nato dall’esigenza di allenarsi a Milano, per coniugare l’impegno universitario e lavorativo di alcuni atleti del nuoto paralimpico. Ne fanno parte, oltre a me, altri varesini come Federico Morlacchi, Alessia Berra e Fabrizio Sottile, oltre ad Arjola Trimi, Giulia Ghiretti, Francesca Secci e Giuseppe Romele. Ci alleniamo assieme al centro sportivo “Saini”, vicino a Linate. Anche per questo progetto la Polha ha avuto un ruolo fondamentale. L’aspetto migliore è che ci alleniamo assieme mantenendo comunque ognuno la società originaria».
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