Moretti pensa ai conti, i lavoratori di Finmeccanica al futuro

Consiglio comunale aperto a Samarate sulla riorganizzazione del gruppo industriale. Presenti tanti lavoratori, politici locali e nazionali. «C'è bisogno di una ricapitalizzazione e di una regia industriale»

Samarate

È la perdita di contatto con il territorio la vera paura che è emersa nel consiglio comunale aperto di Samarate dedicato al riassetto organizzativo di Finmeccanica One Company. E i numeri espressi dal cluster aerospaziale lombardo, di cui fanno parte anche Agusta Westland e Alenia Aermacchi, le due ammiraglie varesine del gruppo industriale guidato da Mauro Moretti, giustificano tale paura. Oltre 5 miliardi di euro di fatturato per 15.800 addetti sono un valore enorme ma non destinato a durare in eterno

La presenza massiccia nella sala consiliare di via Gelada di operai, sindacalisti, amministratori locali e politici nazionali, tra cui i deputati Angelo Senaldi (Pd),  Davide Crippa (M5s) e il senatore Stefano Candiani (Lega Nord), è il segnale che la situazione ha superato la soglia del livello di guardia. La relazione di Giorgio Zanetto, consulente  milanese esperto in fusioni aziendali, ha chiarito i termini dell’operazione dell’ad di Finmeccanica, Mauro Moretti, che a differenza di quanto avviene comunemente ha preso società che erano già autonome e scorporate per riportarle dentro un’unica società. «Per dare un giudizio complessivo – ha precisato  Zanetto – occorre conoscere nel dettaglio il piano industriale e capire quali sono gli investimenti previsti. Moretti ha messo a posto le cose dal punto di vista finanziario e accorciato la catena di controllo, sul resto si vedrà».

Le questioni lasciate in sospeso, secondo il sindacato, sono ancora troppe. «La fusione per incorporazione – ha sottolineato Francesco Nicolia della Uilm – e la vendita di due gioielli come Ansaldo Breda e Ansaldo Sts ha migliorato la situazione finanziaria, ha dato spinta al titolo in borsa ma non rivelano nulla sulla parte più importante, cioè gli investimenti di lungo periodo. Speriamo che nel cda del 16 marzo venga data un’indicazione in questo senso».

Gli investimenti sono il vero nodo della questione. A sentire la puntuale relazione di Nino Cartosio della Fiom Cgil (era presente anche il segretario Stefania Filetti), il settore dell’aerospazio a livello mondiale si sta muovendo a colpi di alleanze che non sono solo più frutto di singole strategie aziendali, ma di accordi e relazioni tra Stati. «Finmeccanica tra il 2001 e il 2010 è passata da 6 a 18 miliardi di ricavi – ha spiegato il sindacalista – ma con il taglio dei budget militari e in assenza di nuove operazioni il suo posizionamento rimane debole e oggi stenta nei settori più importanti. Nel piano di Moretti, che è puramente contabile, mancano due cose fondamentali: una ricapitalizzazione e una regia industriale dentro la quale inserire il processo di riorganizzazione».

Il recente accordo con il Kuwait, per una fornitura del valore di 8 miliardi di euro, è importante ma non sposta di una virgola le preoccupazioni di Fiorenzo Campagnolo dell’Adl, secondo cui, per salvaguardare un pezzo importante di Finmeccanica «bisogna aprire un vero confronto con gli amministratori della One Company» . Mentre l’accentramento delle funzioni viene letto da Davide Crippa come una perdita di legame con il territorio senza peraltro garantire efficienza al sistema.

«Finmeccanica si sta concentrando su alcune attività scegliendo di ridurre l’indebitamento – ha aggiunto il deputato Angelo Senaldi –  e difficilmente Agusta Westland può essere considerata un corpo a sè stante». La riorganizzazione serve dunque a non avere doppioni: ha senso ad esempio che ci siano tre diverse unità che studiano e sviluppano tecnologia per i droni? Ciò detto, non basta mettere a posto solo i conti, si compete sui costi e anche sulla qualità. Il parlamentare del Pd spinge il suo ragionamento fino ad un esempio concreto: «Moretti chiede che i fornitori non siano solo fornitori di Finmeccanica, stabilendo il limite del 70% fatturato. Questo riduce i rischi per il gruppo e stimola moltissimo il sistema della competitività e dell’innovazione». Senaldi mette il dito in una piaga, ovvero la proliferazione di società fornitrici nate come spin-off impropri dalle stesse aziende di Finmeccanica. Un sottobosco non sempre votato all’efficienza e all’interesse del gruppo.

La questione territoriale rimane però centrale per il senatore leghista Stefano Candiani che si chiede «per quale motivo un territorio che rappresenta il cuore della produzione di Finmeccanica viene privato della testa decisionale». Il senatore del Carroccio riprende l’esempio dei fornitori: «Muoversi qui e muoversi a Roma non è certo la stessa cosa e poi dovete spiegarmi perché la Francia per le sue aziende aerospaziali non pone quel limite del 70%. Non ho l’ambizione di trovare questa sera una soluzione ma un’azienda che non si rapporta con il territorio in cui opera, viene meno a un suo preciso dovere».

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Pubblicato il 15 Marzo 2016
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