Porto un sorriso, tra i bambini vittime delle guerre
Marco Rodari, in arte Claun Pimpa, presenta il suo libro "La Guerra in un sorriso". Una raccolta di pensieri scritti "di pancia" sotto le bombe a Gaza o nella martoriata Bagdgad
Lui è un clown. Gira con il suo naso rosso per portare un sorriso tra i bambini che soffrono. Marco Rodari, in arte il Pimpa, ha scelto tempo fa di aiutare i bambini più disperati, feriti nel corpo e nell’animo da un mondo che gli nega l’infanzia.
Da anni, trascorre molti mesi nelle zone di guerra, a Gaza o in Iraq, ovunque possa essere d’aiuto. Giorni e notti vissute al fianco della popolazione, sotto le bombe, vicino ai feriti. Un’esperienza di quelle che ti riempiono gli occhi e il cuore. A volte troppo. Allora cerchi un riparo da tanto orrore: un tetto, una finestra sul nulla, un giardino silenzioso. Ed è in queste pause che Marco ha iniziato a buttare giù pensieri in libertà con il suo cellulare, parole per dare un senso a tanta illogicità, cercando una via per mantenersi saldo nel compito di far sorridere un bambino.
Quelle frasi, liberatorie e terapeutiche, sono state raccolte in un libro dal titolo “La guerra in un sorriso” che Marco ha pubblicato e i cui proventi continueranno a sostenere i suoi amici lontani, a cui lo lega un sentimento di affetto sincero: « Non si può capire fino in fondo cos’è l’orrore fino a quando non lo si tocca. Non si comprendono la disperazione, la paura finchè la morte non ti sfiora. Prima a Gaza, un’estate intera sotto le bombe, poi in Iraq con l’ossessione dei quotidiani drammatici attentati. In Italia non arrivano neanche più le notizie su queste bombe che sterminano la popolazione, sono troppe, dieci, quindici al giorno ancora. Chi scappa dalla Siria, dall’Iraq, porta negli occhi e nel cuore uno strazio incontenibile. Chi fugge è disperato ed è disposto a tutto pur di allontanarsi tanto orrore. Io ho visto, ho sentito, li ho conosciuti e non posso tacere».
Così quei pensieri, corredati dalle immagini scattate dall’amico Yazan DaVid, sono ora l’ossatura di un racconto a testimonianza di ciò che ha visto nell’estate 2014 a Gaza e in molti viaggi tra il 2013 e il 2015 in Iraq di cui l’ultimo nel Natale scorso.
Si racconta la guerra, si narra il disagio. Ma si mantiene viva la speranza finchè un bambino riuscirà a sorridere: « Io non sono un politico e non mi interessano i giochi internazionali. Con questo libro vorrei solo invitare a riflettere su ciò che sta accadendo in quei luoghi, raccontare della drammatica quotidianità, sotto le bombe o a contatto con le forze dell’Isis. Ho solo dato delle visioni, senza poter trasmettere gli odori o i rumori che hanno un peso enorme in quella quotidianità. Per questo ho preferito pubblicare quei miei pensieri buttati giù di pancia, senza filtri, perché la pancia è l’unica parte che sopravvive in guerra dove la ragione e il cuore vengono sopraffatti».
Il libro è stato autoprodotto e chi ha collaborato lo ha fatto gratuitamente perchè tutti i proventi, pagate le spese di stampa, saranno devoluti al progetto per i bambini.
«Due cose noi occidentali non capiamo: la prima è scritta in un racconto che ho ascoltato e che riguarda la presa di Mosul da parte di Daesh. I residenti di Mosul sono due milioni e, da un giorno all’altro, sono stati conquistati da Al Baghdadi. Non c’è stata guerra, né scontro: semplicemente i militari dell’esercito regolare di stanza hanno ceduto le armi. All’improvviso, si sono ritrovati stranieri a casa propria, senza casa e senza identità. Cancellati nella loro esistenza. Chi scappa è un fantasma che non ha più nulla, neppure un ruolo sulla terra. In poche ore sono passati da una vita normale con un lavoro, una famiglia e una casa a essere più nulla. Quando salgono sui barconi non sono più persone, sono fantasmi di una società che gli ha tolto il ruolo. Molti sono scappati, attraverso il deserto senza acqua e diversi sono morti. Racconti come questi, così come i piccoli gesti eroici di cui sono stato testimone a Gaza ti portano ad annullare ogni giudizio sugli altri. Non possiamo mai sapere quale sia il bagaglio di dolore che ognuno porta con sé: davanti a quelle esperienze ogni certezza vacilla, il bene e il male si confondono e ogni punto di riferimento si perde».
Marco sarà a Leggiuno il prossimo 16 aprile alle 21 al teatro San Carlo e il 17 alle 17 al teatro Castellani di Azzate: « Saranno serate in compagnia di due miei grandi maestri: Don Silvio Mantelli chiamato Mago Sales e Margherito Clown, cioè Marco Airoldi, oltre a tutti i claun di corsia de “I colori del Sorriso Vip Varese”».
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