Pipolo: “Si ai profughi, no ai migranti economici”
Le considerazioni di Vito Pipolo, capogruppo di Forza Italia, sulla situazione che ha portato alla protesta i richiedenti asilo ospitati alla Barbara Melzi di Tradate
Le considerazioni di Vito Pipolo, capogruppo di Forza Italia, sulla situazione che ha portato alla protesta i richiedenti asilo ospitati alla Barbara Melzi di Tradate:
Non bisogna illudere nessuno. Ho seguito con molta attenzione in questi giorni la vicenda dei richiedenti asilo a Tradate. Ritornerò su cose già scritte in tempi non sospetti e oggi purtroppo di grande attualità. Innanzi tutto bisogna avere il coraggio di dire la verità, senza ipocrisia soprattutto quando si parla delle vite di persone!
Purtroppo a questi ragazzi ospitati alla Barbara Melzi hanno fatto credere che in questo Paese ci possa essere un futuro diverso dal proprio passato, purtroppo non è così! Lo scrive e lo certifica il Comitato Schengen, dove i dati parlano chiaro.
Estrapolando: “In una brutale sintesi, si ai profughi, no ai migranti economici.” Non perché siamo brutti e cattivi, ma perché non gli si dà futuro. “Se non c’è lavoro per gli italiani, manca anche per gli stranieri”.
Quelli già integrati sono inoccupati per l’11% , non solo: il dato choc è che su 42.000 richieste di asilo nel 2015, ne sono state accolte solo il 5%. Questo vuol dire che, rapportati i dati sui richiedenti asilo di Tradate solo 5 su 100 di loro avranno il diritto di rimanere nel nostro Paese.
Mi auguro che qualcuno dei nostri politici, che “governano” la città lo abbiamo spiegato a questi ragazzi. Pertanto altro che benvenuto e “promesse” di lavoro. (Anche perché per dare lavoro a queste persone, bisognerebbe toglierlo ad altri…) Pura ipocrisia di basso livello.
Un Paese serio, come il nostro, deve dire sì ai profughi e purtroppo no ai migranti economici. Nessuno si tira indietro davanti a famiglie e bambini sotto le bombe; ma i migranti economici sono un’altra tragica realtà che purtroppo non possiamo permetterci di prendere in considerazione, non lo dico io, ma la lettura della economia nazionale.
In un recente passato ho fatto visita ai richiedenti asilo della Barbara Melzi e dialogando con i responsabili della Croce Rossa, era chiaro che la maggioranza di loro non proveniva da zone di guerra, si evince che la maggioranza di questi migranti sono “economici”. Spero che con “l’enfasi e la speranza” a loro data nel momento del benvenuto, si abbia il coraggio e l’onestà intellettuale di salutarli con un mesto e triste addio..
Quale sarà la reazione a questa delusione dopo aver aspettato mediamente 18 – 24 mesi, difficile da ipotizzare?
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