Mr Campari: “Lasciare l’Italia? Sono qui i talenti migliori”
Luca Garavoglia, presidente del Gruppo Campari, è stato ospite alla Liuc: "Oggi il nostro paese offre occasioni irripetibili, le aziende che non crescono sono quelle che non vogliono farlo"
«Lasciare l’Italia? Avrebbe senso da un punto di vista economico e fiscale, ma qui c’è il migliore mercato del talento». A dirlo è Luca Garavoglia, presidente del gruppo Campari -il sesto al mondo nel settore beverage, forte di 50 marchi e distribuito in 190 paesi- che all’interno del Circolo delle Idee della Liuc ha rivendicato con orgoglio la scelta di tenere il quartier generale della società in Italia.
Secondo Garavoglia l’Italia offre «giovani di talento ad un costo estremamente contenuto» e per un’azienda capace di attrarre come Campari questo significa «avere la crème de la crème del personale a costi che in altri mercati sarebbero nettamente più elevati». E così, anche se gli Stati Uniti rappresentano il 40% del giro d’affari del settore, «noi rimaniamo in Italia», paese che viene definito «un oceano di capacità».
Oltre al talento dei giovani, infatti, secondo Garavoglia «oggi nel nostro paese ci sono occasioni irripetibili: il denaro prima o poi tornerà a costare di più, le banche chiederanno più interessi e la fuga dei cervelli ci inaridirà» e quindi «le aziende che oggi non crescono sono quelle che non vogliono farlo».
Certo è che crescere ha le sue regole. «Prima di tutto bisogna mettere da parte la famiglia -dice- affidando la società a manager di vero talento» e specialmente in un settore come quello delle bevande spiritose (questo è il termine tecnico, ndr) bisogna «imparare a fare business direttamente all’estero». Se infatti «per noi ricerca e sviluppo contano relativamente poco» ciò che è più importante è «entrare nel mercato dei vari paesi e mettere le mani nella catena del valore, gestendo localmente gli affari; per essere vincenti non bisogna solo esportare il Made in Italy ma fare direttamente business nei paesi».
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