Il secondo “film olimpico” di Sara Bertolasi

Quattro anni dopo Londra la 28enne nata a Busto è di nuovo a cinque cerchi: "Non sento la pressione ma mi spiace che il nostro sia l'unico equipaggio femminile. Per esserci abbiamo lavorato tantissimo"

Sara Bertolasi Alessandra Patelli

Il raduno monacale di Piediluco sta per finire. Nel centro federale in cui l’Italia del remo prepara tutti i grandi appuntamenti internazionali c’è anche Sara Bertolasi che, a 28 anni, si appresta a vivere per la seconda volta l’emozione di disputare le Olimpiadi con la maglia azzurra addosso.

«Stare qui, in mezzo alla natura e a nient’altro per quasi un mese non è semplice, ma ne vale la pena se pensiamo al motivo» racconta Sara al telefono, dopo l’ennesima mattinata di allenamento. L’atleta nata a Busto Arsizio, cresciuta nella Canottieri Varese e ora tesserata per la Lario, parteciperà a Rio 2016 a bordo del “due senza” senior femminile, in coppia con la padovana Alessandra Patelli.

Rispetto al 2012, come sta vivendo questa vigilia?
«È come guardare un film per la seconda volta: capisci meglio quello che sta succedendo, riesci a gestire meglio determinate situazioni. Un esempio sono proprio i rapporti con la stampa, o l’utilizzo dei social network che ci saranno praticamente vietati. L’altra volta fu dura, ora so come comportarmi».

La sua compagna di barca Alessandra Patelli, è all’esordio: le farà da “sorella maggiore”?
«Un po’ sì, ma soltanto per certi aspetti importanti che è giusto farle conoscere. Per il resto spero che affronti questa avventura come è successo a me quattro anni fa e cioè con la possibilità di vivere le sorprese e le gioie che un evento come i Giochi possono riservare».

Saliamo in barca: come arriverete a Rio dal punto di vista sportivo?
«Il 2016 è stato davvero un anno molto impegnativo. Ci siamo qualificate per Rio a maggio (alla regata di Coppa del Mondo a Lucerna – QUI l’articolo) ma fin dall’inverno ci siamo allenate parecchio. La concorrenza era tanta, sia tra le corsie sia a livello interno perché c’erano diverse atlete che si sono allenate forte a casa. La spinta per qualificarci è arrivata anche da qui; posso dire però che certi carichi di lavoro non li avevo mai sostenuti prima d’ora».

coppa del mondo canottaggio
Sara e Alessandra con la medaglia conquistata in Coppa del Mondo a Varese

A che punto siete della preparazione?
«Stiamo affrontando gli ultimi giorni di “carico”: tra poco comincerà la fase discendente che ci porterà fino a Rio. Incrociando le dita, a parte qualche acciacco di routine, da gestire, non abbiamo avuto intoppi dal punto di vista fisico».

Siete le sole donne della spedizione in Brasile del canottaggio azzurro. La pressione è più alta?
«La pressione no, il dispiacere sì. Sarebbe stato bello condividere questa avventura con le compagne che hanno passato con noi un quadriennio di lavoro e allenamento. L’Olimpiade è una grande esperienza di condivisione».

Parliamo di obiettivi: realmente cosa può fare il due senza Bertolasi-Patelli?
«Io credo che l’accesso alla finale A per noi sarà quasi impossibile: ci sono 7/8 equipaggi che sulla carta valgono la qualificazione tra le migliori sei e nel canottaggio è ben difficile che certe previsioni vengano stravolte. Secondo me noi siamo chiamate a fare bene nella finale B e non lo dico perché non ci siamo impegnate a sufficienza, anzi. Abbiamo fatto un grande lavoro, ma certe differenze fisiche e fisiologiche esistono. Cercheremo di lavorare al massimo sui dettagli e sulla “testa”».

Chiudiamo con qualche cenno all’atmosfera olimpica. Parteciperà alla cerimonia di apertura?
«Dobbiamo ancora decidere: i tempi tecnici ci sono perché la prima regata è due giorni dopo ma, appunto, è comunque vicina alle gare. Vedremo, di certo mi piacerebbe molto».

Le Olimpiadi sono anche un modo per uscire dal “giro” della propria disciplina e venire a contatto con tanti altri atleti. Quanto è possibile questa “contaminazione”?
«Al di là degli impegni agonistici, partecipare ai Giochi significa davvero avere la possibilità di incontrare tante persone e stringere amicizie che magari all’inizio sono superficiali ma poi si cementano nel tempo. Anche solo in un momento istituzionale come la consegna delle bandiere tricolori al Quirinale, ho avuto modo per esempio di fare gruppo con la delegazione della vela e con la squadra di nuoto sincronizzato. E momenti del genere si ripeteranno nel corso della trasferta a Rio de Janeiro: tra le tante cose belle delle Olimpiadi c’è anche questo aspetto».

SARA BERTOLASI
Nata: a Busto Arsizio il 29/04/1988
Società attuale: Canottieri Lario
Federazione:
Canottaggio
Disciplina: due senza senior femminile
Partecipazioni olimpiche: 1 (Londra 2012 – 10°)

SPECIALE RIO 2016Le Olimpiadi di VareseNews

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Luglio 2016
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