Via Francigena: da Viverone a Santhiá
L'ottava tappa è quasi tutta in mezzo ai campi e si entra in pianura Padana
L‘ottava tappa è quasi tutta in mezzo ai campi e si entra in pianura Padana. Solo per brevi tratti arriva la sgradita compagnia delle zanzare.
La lunga discesa al lago di Viverone è stata una mezza delusione. Con Martin avevamo deciso di partecipare all’iniziativa della Pro Loco locale “Aperitivo al tramonto in battello”. Un bel modo di conoscere il piccolo lago. Peccato però che i posti fossero esauriti. In ogni caso non ci siamo persi d’animo e abbiamo approfittato della sgambata fin lì e abbiamo cenato con un buon fritto misto.
Riflettevamo insieme a quante esperienze interessanti ci sono in giro per l’Italia. Questa proposta, a prezzi relativamente popolari, nove euro tutto compreso, riscuote sempre successo. La stessa cosa si può dire della formula della cena che di fatto è una evoluzione del self service e ti permette di mangiare pesce e patatine abbondanti e tutto di qualità a dieci euro. Formule non impegnative ma che permettono di attrarre un buon pubblico.
La nostra è stata la variante serale alla tappa su Viverone. Le gambe rispondevano bene dopo un paio di ore di riposo e così abbiamo percorso quasi sei km ancora per scendere fino al lago.
Al mattino alle sei, dalle finestre dell’ostello, il panorama è affascinante. Una leggera nebbia avvolgeva i campi mentre il sole stava già scaldando l’aria. Si preannunciava una giornata molto calda e così è andata.
Partenza alle 7 e siamo arrivati a Viverone in un attimo. Un bel sentiero in mezzo alle viti. Si incontra il Gesiun, i ruderi di una chiesa romanica edificata nell’XI secolo. I resti lasciano intendere il valore della struttura.
Malgrado l’ora il sentiero è pieno di zanzare e siamo costretti a far uso massiccio di un potente repellente.
Il cammino è reso piacevole, oltre che dal contesto agreste anche da frequenti comparse di piccole lepri che escono dai filari correndo in varie direzioni. È sempre un piacere vedere gli animai liberi. In questo viaggio mi era già successo subito sotto il passo con le marmotte e poi con diversi falchi.
In poco più di due ore arriviamo a Caviglià, l’ultimo paese che incontreremo e dove si può far rifornimento di acqua. Da lì mancano una dozzina di km, ma il caldo e il tratto tutto senza ombra ha messo a dura prova la nostra resistenza.
Su un percorso misto tra stradine asfaltate minori e molto sterrato, abbiamo superato l’A4 con un tortuoso giro e poi da lì altri quattro km per arrivare a Santhia attraverso una carreggiata di campagna tutta in mezzo a campi di mais e alle prime risaie. Delle zanzare, per fortuna, quasi nemmeno l’ombra. Ombra che invece avremmo benedetto perché la temperatura continuava a salire.
Siamo entrati nella pianura padana e le montagne ora rimangono un ricordo.
Si scorgono i primi segni della maestosa opera idrica organizzata ai tempi di Cavour. Quest’anno si sono celebrati i 150 anni dal l’avvio della rete di canali resi possibili grazie proprio al l’infrastruttura realizzata nel lontano 1866.
Da domani saranno le risaie le protagoniste. La tappa verso Vercelli è lunga anche se molto interessante proprio per la stagione in cui la percorreremo. Zanzare a parte, questo è un momento particolare perché il riso è già alto e verde. Le risaie sono così colorate in modo vivace e intenso.
Gli ultimi km della nostra tappa, mia e di Martin, che procediamo affiancati, sono duri. Non per il terreno che è ottimo, ma per il mix tra caldo e stanchezza. Stringiamo i denti e poco prima delle 14 arriviamo in pieno centro Santhia.
Bella sorpresa perché l’ostello è molto semplice, ma accogliente e curato. È una soluzione tipica per chi cerca un giaciglio comodo per la notte. Sei letti, una stanza come ufficio e il gabinetto.
Qui l‘associazione per la via Francigena è molto attiva e propositiva. Hanno pubblicato diversi opuscoli utili per i pellegrini e negli anni passati anche libri di raccolte delle esperienze e di analisi sull’andamento del pellegrinaggio.
Santhià è una piccola cittadina di quasi novemila abitanti. È collocata in una posizione centrale nevralgica rispetto al Piemonte.
Il suo carnevale storico è il più antico carnevale della regione, del quale si ha traccia fin dal 1328.
Il pomeriggio, dopo aver lavato i nostri panni, è dedicato al relax e alla scoperta ulteriore del paese.
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