“Da oggi si cambia: a scuola si va per apprendere”
Nella sala dell'ex cinema Vela, molti insegnanti hanno seguito la conferenza sulla "classe capovolta". Un modello didattico che risolverebbe anche molte delle attuali difficoltà d'apprendimento
C’era un tempo in cui gli alunni mancini venivano considerati problematici. Poi la scuola capì che, lasciando libertà di scegliere la mano con cui impugnare la penna, ogni problema si risolveva da solo e da “difficili” diventavano studenti normali.
Quel ricordo di un tempo ormai molto lontano è servito al professor Cristiano Termine, neuropsichiatra infantile un’autorità nel campo dei bisogni educativi speciali e dei DSA, per lanciare un messaggio: «Oggi troppi bisogni speciali vengono considerati questioni di ordine sanitario. Ma non è così. La scuola deve imparare a considerare il singolo alunno nella sua complessità e unicità . In questo modo si ridurrà notevolmente i cosiddetti “BES”».
Una sfida? Le sue parole sono state indirizzate questa mattina, venerdì 16 settembre, a una platea di insegnanti soprattutto della scuola primaria. Nella sala dell’ex cinema Vela di Varese, quasi al completo, il professor Termine ha accolto il dirigente dell’istituto superiore Majorana di Brindisi Salvatore Giuliano, consulente del Ministero e impegnato a promuovere la “Scuola digitale”. La mattinata di studio era dedicata alla “flipped class” o classe capovolta
L’allarme sulla crescita esponenziale di richieste di certificazioni di DSA da tempo risuona. La commistione scuola-sanità sta diventando sempre più importante. Spesso, però, si confondono problemi sanitari a semplici diversità: « Dobbiamo costruire un modello educativo che metta al centro l’alunno – spiega il neuropsichiatra infantile – Il sistema didattico passivo, con la lezione frontale e la trasmissione degli apprendimenti va rivisto. È un modello che rischia di deprimere di demolire il ragazzo nelle sue fragilità. Occorre, invece, avviare percorsi di costruzione degli apprendimenti, basati su strumenti e modelli personalizzati e attenti alla diversità. È una rivoluzione importante che ha bisogno di dirigenti e docenti illuminati, pronti a farsi ispirare».
La Scuola Digitale, un piano triennale approvato dal Governo che mette sul piatto un miliardo di euro per cambiare marcia, punta a far eccellere le diversità: « Il cambiamento sta avvenendo. È un movimento che va allargandosi – commenta il professor Giuliano – Ci sono idee e investimenti. Molte azioni sono già partite ed entro il 2017 sarà completa la formazione di tutto il personale della scuola, didattico e amministrativo perché la grande rivoluzione abbraccia ogni aspetto di questo mondo. I docenti ci sono: al di là dell’età anagrafica, molti insegnanti stanno innovando, consapevoli che sia giunto il momento. Ora ci sono i soldi: non possiamo sprecarli».
L’obiettivo è cancellare l’omologazione del sistema tradizionale e puntare sulle diversità: far sentire la Lucy dei Peanuts, giocatrice di dama, parte integrante di una comunità di scacchisti.
« Oggi accade troppo spesso che a scuola gli insegnanti insegnino e a casa i bambini imparino – sottolinea Giuliano – Non deve più accadere, occorre invertire il paradigma: a scuola si va per apprendere».
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