La denuncia della Uil: troppe donne vittime di mobbing e stalking sul lavoro

Tante le discriminazioni di genere, ma la grande preoccupazione è per l'aumento esponenziale dei casi di stalking e violenza nei luoghi di lavoro. Massafra (Uil): «Su alcuni temi l'Italia è ferma agli anni Cinquanta»

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Il titolo “Donne in equilibrio” potrebbe far pensare a un convegno sui funamboli. In effetti, la vita di molte donne che si devono destreggiare tra famiglia, lavoro e parenti disabili, non è poi molto diversa. C’è però un’aggravante che il titolo non rivela: l’ingiustizia di fondo e le discriminazioni di genere che spesso permeano quei rapporti. Non si tratta di casi isolati, ma di un’incapacità sistematica del Paese di dare effettività a leggi, dichiarazioni di intenti e volontà espresse a più riprese e in più ambiti dalla classe dirigente.

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Il convegno organizzato dalla Uil provinciale al De Filippi di Varese ha fornito una fotografia fedele attraverso i numeri di questa ingiustizia. In Italia l’occupazione femminile è il 47,5% del totale, cinque punti percentuali in meno di quella maschile. Il divario relativo alle retribuzioni e conseguentemente  alle pensioni si attesta a un desolante 39%. Nei centri di ascolto le percentuali di mobbing e stalking nei confronti delle lavoratrici donne arriva all’80%.

Antonio Massafra, segretario provinciale della Uil, inizia il suo discorso con un’affermazione forte e desolante allo stesso tempo: «Su alcuni temi siamo fermi agli anni Cinquanta». Parole che Alessandra Menelao, responsabile nazionale centro ascolto mobbing e stalking della Uil, riprende citando un celebre passo scritto nel 1949 Simone da Beauvoir  in cui la scrittrice parla di caste maschili, diseguaglianze e prevaricazioni sulle donne. «Sembra scritto oggi – dice la sindacalista-. Viviamo in un’epoca dove non c’è consapevolezza su temi così delicati e fondamentali per una società che vuole crescere. Pensiamo alla campagna sulla fertilità e a quanta miopia c’era  in quelle immagini, per non parlare della mancanza di servizi collaterali per sviluppare una campagna degna di quel nome. In questo momento vengono tagliati i fondi antiviolenza e non si applica la convenzione di Istanbul, tutto questo significa che moltissime donne non hanno un rifugio».

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Le percentuali fornite da Alessandra Menelao lasciano pochi dubbi sulla necessità di un intervento immediato: il 60% dei casi analizzati dal suo ufficio riguardano stalking, violenza e ricatti sessuali subiti sul luogo di lavoro. Tendenza che viene confermata anche dalla responsabile regionale Anna Maisto e da quella provinciale. «Spesso questi ricatti – spiega Stefania Mantellini, coordinamento pari opportunità e politiche di genere della Uil- riguardano donne sole. Sono le più vulnerabili e quindi facilmente ricattabili dal datore di lavoro o dal diretto superiore con la minaccia di perdere il posto di lavoro. Più in generale possiamo affermare che c’è una femminilizzazione della povertà strettamente legata al tema della conciliazione lavoro e famiglia. Servono più risorse e servizi per la prima infanzia, misure di sostegno economico anche attraverso la contrattazione aziendale perché oggi il welfare familiare pesa ancora sulle spalle dalle donne».

Le buone notizie però ci sono, come ricorda Stefania Mantellini. «Nel 2014 la Uil ha aperto il primo sportello della Lombardia per la denuncia dei casi di mobbing-stalking  e i l 9 settembre scorso Cgil, Cisl e Uil hanno stipulato unitariamente un accordo con l’Unione degli industriali della provincia di Varese per la prevenzione e il contrasto di  fenomeni e violenza nei luoghi di lavoro».

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Pubblicato il 06 Ottobre 2016
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