La protesta per difendere la scuola per gli adulti. “Cultura e integrazione passano di qui”

Oltre centocinquanta persone al presidio per chiedere di mantenere le sedi del CPIA. "Importante per gli stranieri che vogliono imparare l'italiano, ma non solo per loro"

presidio cpia gallarate

“Scuola e cultura = città bella e sicura”. Lo striscione in rima baciata campeggia sulle scale delle scuole di via Seprio a Gallarate, che ospitano – oltre alle elementari Dante Alighieri – anche la piccola sede amministrativa del CPIA: è il messaggio lanciato nella manifestazione che sabato mattina ha riunito 150 persone che hanno risposto all’appello delle forze di minoranza (tutte quelle rappresnetate in consiglio, centrosinistra e civiche) per chiedere un ripensamento sullo “sfratto” alla sede gallaratese del Centro Provinciale d’Istruzione per gli Adulti, decisa dall’amministrazione comunale (che però ora rinvia la responsabilità alla Provincia).

C’erano consiglieri comunali e insegnanti, militanti di partiti e liste civiche e rappresentanti delle comunità straniere, anche alunni di questa particolare scuola, che è frequentata soprattutto (ma non solo) da stranieri. È questo un elemento che – secondo le opposizioni – ha guidato la decisione di disfarsi del CPIA: «In consiglio comunale il sindaco ha detto apertamente che la scuola è frequentata da cittadini che non sono originari dell’Italia e quindi va chiusa per questo» dice Giovanni Pignataro, consigliere comunale del Pd.

Al di là delle motivazioni economiche e della polemica sugli stranieri, chi ha frequentato il CPIA ci tiene a far conoscere una realtà multiforme, che non si riduce ai corsi d’italiano: «Io ad esempio ho fatto sei anni di inglese con il serale, anche in collaborazione con insegnanti del British College» spiega Silvia Demolli, iscritta al Pd, ma anche insegnante. «Poi sono tornata qui anche per una serie di supplenze. Qui non ci sono solo gli stranieri di Gallarate, ad esempio ho insegnato ai militari greci della Nato. Ci sono corsi di inglese informatica, tedesco, francese: ci sono anche moltissimi italiani che frequentano. È una decisione inspiegabile perché impoverisce tutti».

Dalla scalinata della scuola intervengono i consiglieri comunali (Pignataro per il Pd, Sebastiano Nicosia per Città è Vita, Rocco Longobardi della lista civica La Nostra Gallarate 9.9). E interviene anche una signora  di origine africane, E.C., poche parole ma sentite: «Grazie a questa scuola ho preso la licenzia media e oggi vado alle superiori al Falcone, anche se – dice sorridendo – sono un po’ anziana. Non ci possono chiudere questa scuola». Fa un lavoro che non la soddisfa e spera di poter migliorare la sua condizione. «Capisce perchè è importante?» dice Leda Damiano, che da anni lavora nell’istruzione per gli adulti. Lei e gli alunni di origine straniera scherzano, sotto la scalinata: «Il rapporto tra noi continua anche dopo la fine del ciclo di scuola, continuo a frequentarli. Non si ha idea di quanta ricchezza umana, di scambio esiste qua dentro».

presidio cpia gallarate

I docenti del CPIA hanno anche un documento unitario (qui il testo integrale) per spiegare l’importanza del centro («oltre 600 iscritti afferiscono  a Gallarate») e la ricchezza di offerta rivolta a un territorio ampio (fanno riferimento alla sede di Gallarate anche altri distaccamenti come Albizzate, Somma, Besnate, il bustocco, il saronnese, Azzate). La mossa dell’amministrazione comunale di concentrare tutte le attività solo in via Seprio secondo i docenti è «una “soluzione” improponibile, viste le esigenze di un Centro così grande, articolato in numerosi corsi, attività, progetti anche in convezione con le Università per Stranieri di Siena e Perugia, e che organizza incontri di formazione a cui partecipano anche un centinaio di persone; non dimentichiamo poi gli esami di Certificazione A2 per la prefettura, anche questi richiedono una disponibilità di spazi adeguati».

La contrarietà alla mossa di Cassani sul CPIA ha riunito anche le diverse voci delle opposizioni. Tiziano Fracchia, di Lega Civica, parla di «oscurantismo culturale per assecondare la base leghista più becera». «È una scelta che contraddice programma del sindaco che sosteneva la necessità per gli stranieri di imparare  l’italiano, per avere integrazione e rispetto delle regole» dice ancora Pignataro del Pd. «Eliminare istruzione e cultura significa creare una città più ingiusta». Rocco Longobardi, di Gallarate 9.9, ha ipotizzato una raccolta firme per chiedere al sindaco di ripensare la scelta: «Cassani dice che è meglio 25mila euro per marciapiedi che 50mila per la scuola. Ma sono esigenze differenti: io penso che l’intregrazione oggi sia una esigenza». L’elemento della spesa (ridotta, rispetto all’entità complessiva del bilancio comunale) è stata richiamata anche da Sebastiano Nicosia (Città è Vita), che ha ricordato come l’intervento su una scuola non sia neppure tecnicamente nelle mani del solo ente comunale, ma investa anche altri livelli come il provveditorato agli studi (oggi UST).

Rettifica: in una prima versione dell’articolo (online per circa sei ore) abbiamo attribuito alla docente Lina Trotta una frase che, estrapolata dal contesto in cui era stata pronunciata, si prestava ad una erronea interpretazione, che non rispecchia il significato del suo intervento a nome di tutti i docenti in qualità di RSU. Ce ne scusiamo con l’interessata, i lettori possono trovare la posizione del personale della scuola seguendo il link in alto o cliccando qui

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 12 Novembre 2016
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