Lega, espulso chi resta al Molina
La decisione del direttivo per "una volontà di trasparenza e chiarezza sulla questione Molina". E per la prima volta sul caso parla anche l'ex sindaco Attilio Fontana

Il direttivo provinciale della Lega Nord ha espulso, con un voto all’unanimitá, i due consiglieri di amministrazione leghisti della fondazione Molina: nella riunione del direttivo, convocata nella sede di Varese dal segretario provinciale Matteo Bianchi e presieduta in tandem con il segretario cittadino Carlo Piatti, lo stesso Bianchi ha proposto l’espulsione definitiva dal partito di Alberto Aimetti e Enzo Cantoni. La sua mozione é passata.
La segreteria cittadina alcune settimane fa aveva proposto una misura più blanda, ovvero la sospensione per 10 mesi. Matteo Bianchi è stato invece molto duro e ha affermato chiaramente che la posizione dei due consiglieri non è compatibile con la necessità del movimento di fornire un’immagine impeccabile anche all’esterno rispetto ad una volontà di trasparenza e chiarezza sulla questione Molina. La richiesta giunge sulla scorta di quanto affermato dal segretario cittadino Carlo Piatti. Quest’ultimo ha spiegato ai membri del direttivo provinciale di aver chiesto più volte ai due consiglieri del Molina un comunicato stampa in cui si prendessero nettamente le distanze dal presidente Christian Campiotti e dall’operazione che ha portato un prestito obbligazionario convertibile a favore di rete 55. Piatti ha sottolineato di aver ricevuto in risposta il testo di un comunicato stampa in cui non si faceva alcuna critica nei confronti di Campiotti e anzi si lodava l’operato dell’attuale Cda della fondazione Molina.
Il segretario cittadino ha parlato fino a questo pomeriggio con i due consiglieri, i quali gli hanno ribadito la volontà di tenere una linea difensiva nei confronti del loro presidente. Secondo Bianchi dunque non ci sono più margini di trattativa e l’espulsione è stata così giustificata sia dalla necessità di difendere il movimento, poiché la lega non può essere messa in imbarazzo da questa vicenda, e anche dalla necessità tattica e politica di non fornire all’attuale sindaco alcun alibi per attaccare la precedente amministrazione guidata da Attilio Fontana.

L’ex sindaco, espressamente invitato al direttivo, ha parlato pubblicamente per la prima volta della vicenda, dopo che ieri -mercoledì- aveva inviato un comunicato stampa per replicare alle accuse del sindaco di Varese Galimberti di non aver detto tutto quello che sapeva sulla vicenda prima delle elezioni. Fontana ha affermato di non poter prendere lezioni di legalità e moralità da chi invece dovrebbe ancora andare a scuola della predetta legalità. L’ex sindaco ha suggerito ai vertici del suo movimento di valutare la possibilità di una querela nei confronti del sindaco di Varese Davide Galimberti per calunnia, mentre sul piano politico ha invece ribattuto punto per punto.
Fontana riferì alla procura della Repubblica le voci che aveva appreso sulla vicenda del prestito già lo scorso maggio, prima delle elezioni amministrative. Secondo il ragionamento dell’ex sindaco questo fatto non testimonierebbe la volontà di nascondere informazioni bensì proverebbe l’esatto contrario: la volontà di non lasciar cadere nel vuoto le informazioni apprese ma di riferirle a chi avrebbe comunque aperto un’indagine. Anche se il centro destra avesse vinto le elezioni, ha continuato Fontana, la procura della Repubblica avrebbe comunque avuto tutte le informazioni per poter procedere a un’indagine e dunque affermare che la vicenda sarebbe stata nascosta dalla coalizione di centrodestra, in caso di vittoria, è totalmente infondata. Fontana ha definito illazioni malevole le parole del sindaco Galimberti e ha concluso affermando che in 10 anni di amministrazione nessun membro della sua giunta è mai stato raggiunto neanche una volta da problemi giudiziari.
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