Massimo Regalia e un ruolo “in rete” per Ferno

Il candidato del centrosinistra rivendica l'approccio civico e spiega il suo programma. Basato anche sulla collaborazione con Comuni circostanti e su temi sovracomunali

gallarate generico

Massimo Regalia è  il candidato di  “Cambiare Ferno”, la lista dell’area del centrosinistra che propone una discontinuità rispetto agli ultimi vent’anni di amministrazioni di centrodestra. 53 anni, lavora nel settore assicurativo, dopo esperienze in banca. È stato consigliere comunale di minoranza negli ultimi cinque anni.

«Abbiamo un programma essenziale, con obbiettivi precisi e misurabili. Innanzitutto il sociale, dall’anziano ai diversamente abili, ai giovani: difficile trovare risorse economiche, bisogna agire riqualificando le professionalità di chi lavora nei servizi sociali e cercando di convenzionarci con agenzie del territorio. Faccio un esempio: Samarate, dopo la chiusura dello sportello Asl, ha attivato un servizio prelevi ed esami tramite convenzione. E serve mappare i bisogni del territorio per dare risposta mirata».

Qual è il centro del vostro programma?
«Cavallo di battaglia è intervento sul territorio. Quattro obbiettivi: rifacimento della piazza, con rifacimento della viabilità del centro storico e attenzione ad aree di sosta e marciapiedi. Vogliamo partire dal cuore del paese, la piazza: restyling completo da studiare, ampliando l’area davanti alla chiesa come area di aggregazione; vogliamo valutare introdurre viabilita a doppio senso. Secondo punto: il centro storico, fermo da tantissimi anni, privo di motivazioni per chi risiede, per i vincoli del Pgt che impediscono ristrutturazione parziali cortili e per gli elevati oneri».

Come?
«Concedendo ristrutturazioni parziali e attraverso un abbattimento totale degli oneri, per incentivare investimenti anche da fuori. Rivitalizzare centro storico è il volano per rilanciare il paese. Quarto: pensare ad un progressivo recupero della Manifattura»

Un tema che si dibatte da tempo…
«Sono tantissimi anni che se ne parla – lo so – e siamo qui ancora con un’area abbandonata. Siamo convinti si debba mantenere la storicità: una delle nostre idee è chiedere al privato di mettere a disposizione l’area come area di studio al Politecnico, per avere così i primi progetti da valutare. Per noi serve poi cambiare destinazione d’uso prevista oggi, rivolgendosi al sociale: un Centro Diurno Disabili, una Casa di riposo, abitazioni residenza assistita. Tutte cose di cui si sente la necessità: il fernese se non trova posto in casa di riposo a Lonate deve migrare a Gallarate, Busto o addirittura in Piemonte. E da ultimo possiamo valutare l’acquisto dell’area, con risorse tassa d’imbarco, su cui abbiamo un arretrato di 6mln di euro».

Qual è la prima cosa che farebbe da sindaco?
«Andrei dal proprietario del Tigros e proporrei uno scambio: abbiamo 400metri quadri di terreno accanto, che era da destinare a farmacia e ambulatorio comunale e che oggi è invenduta. Proporrei a Tigros di accorpare quella superficie a quella del supermercato e di darmi in scambio la chiusura della Tensostruttura, uno scambio d’opere».

Cosa significa chiudere la tensostruttura?
«Chiudere la tensostruttura significherebbe poterla usare in ogni stagione, al di fuori dei tre mesi in cui viene usata oggi. Avrebbe così molteplici usi, sport, associazioni, cultura. Non deve essere solo immagine come è stata in parte fino ad oggi, deve diventare. Nell’ambito dello sport si deve ampliare collegamento sport e scuola, facendo cultura sportiva nella scuola e propaganda dello sport. Da ultimo, un obbiettivo molto ambizioso: perchè non costruire insieme con un privato una piscina? Tanti Comuni ne parlano, noi la vogliamo fare».

Tasse locali: cosa vorreste fare?
«Abbiamo entrate che altri Comuni non hanno: Malpensa porta un gettito 360mila euro di pubblicità. Pensiamo di rivedere la soglia dell’addizionale Irpef, che dà attualmente 10mila euro. Rivederla significherebbe per il Comune incassare 15mila euro in meno, ma avrebbe un impatto positivo sulla cittadinanza, sulle famiglie».

L’Unione di Comuni con Lonate segna il passo ed è ridotta a pochi servizi. Serve fare un passo avanti, un passo indietro o va bene così?
«Ho fatto parte nel 2010 commissione revisione Statuto dell’Unione. La mia opinione era: o l’Unione si scioglieva o adottava regole nuove con Lonate. Per qualcuno è importante andare avanti, ma non andare oltre nella realizzazione dell’Unione. Arrivare ad una vera Unione sarebbe opportuna, ma diminuirebbe i posti di sindaci e assessori, a qualcuno dà fastidio. Certo aumenterebbe standard qualitativi e diminuire i costi, usando meglio le competenze».

Serve una fusione tra Comuni?
«Sì, una fusione tra due Comuni. Già oggi insieme riusciamo a “vendere” servizi ad altri Comuni. Certo è un sacrificio pensare ad una fusione, ma ridurrebbe costi e darebbe più servizi e di qualità. Ferno è un Comune piccolo nell’area del paese, ma abbiamo un territorio 8 km quadrati, c’è un aeroporto intero. Non credo ci siano Comuni con realtà così importanti e che hanno un bilancio da 6 milioni di euro l’anno. Mi faccia aggiungere un’ultima cosa».

Dica
«I partiti in un Comune come Ferno devono restare fuori: la mia è una lista civica che guarda sì a sinistra, ma non ho nessun simbolo che mi vincola. Ho avuto amichevolmente il sostegno del Pd di Varese, ma non abbiamo nessun simbolo a cui rendere conto: cosa serve avere i simboli con sè? Rischia di essere solo strumento di ricatto. Devo fare il bene del territorio, devo essere libero di non dovere niente a nessuno. Sono curioso di vedere cosa pagherà Piantanida, in termini di simboli, su partite sovracomunali come Sap, Malpensa, farmacie».

Come gli altri due candidati (Elena Piantanida e Filippo Gesualdi) anche Regalia ha anticipato la sua squadra di giunta: la trovate in questo articolo.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 29 Maggio 2017
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