Silvio Pezzotta: “Elisabetta Ballarin è una vittima delle Bestie di Satana. Ora può ricominciare a vivere”

Il padre di Mariangela, vittima delle Bestie di Satana, commenta l'uscita in prova dal carcere di Elisabetta Ballarin, condannata per l’omicidio, in concorso con Andrea Volpe

Volti a Varese

Elisabetta Ballarin è uscita dal carcere. Lo ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Brescia, che ha concesso l’affidamento in prova per la ragazza che venne condannata per l’omicidio, in concorso con Andrea Volpe, di Mariangela Pezzotta.

Il papà di Mariangela, Silvio Pezzotta, è una figura centrale nella vicenda delle Bestie di Satana: ha perso la sua adorata figlia, ha seguito ogni udienza del processo che ha portato alla condanna dei membri della presunta “setta” responsabile di omicidi e morti sospette ad inizio degli Anni Duemila, ha poi dimostrato un’umanità difficile da trovare altrove perdonando Elisabetta, da sempre considerata da Pezzotta come “vittima” di quel turbine di violenza e follia gestito dalle menti perverse di Andrea Volpe e Nicola Sapone.

«Comincia una nuova fase della sua vita – commenta l’ex consigliere provinciale sommese, 65 anni, oggi impegnato nell’organizzazione di corse di ciclismo e nella gestione della casa di riposo della città dei tre leoni -. Io spero che possa ripartire per rimettersi sulla strada della vita, dimenticando gli errori del passato e tutto il male che ha avuto intorno. Buttare via la chiave o peggio altre cose che ho sentito in questi anni credo siano pensieri assurdi, lontani dal mio modo di vedere le cose».

Tra Silvio Pezzotta ed Elisabetta Ballarin (che oggi ha 30 anni e in carcere ha studiato e si è laureata in grafica e comunicazione) negli ultimi anni si è creato un legame forte, nato dal perdono dell’uomo nei confronti della ragazza e costruito attraverso una presenza costante e discreta, silenziosa e lontana dai riflettori: «Elisabetta deve essere lasciata libera di intraprendere il suo nuovo percorso – dice Pezzotta -. Non l’ho sentita ancora, lo farò con calma. Da venerdì per lei è cominciata una nuova vita, è tutto nuovo, torna ad essere una persona normale, per quanto ancora in una fase provvisoria e diciamo sospesa. Io sono felice di questo, ho lottato perché le fosse riconosciuta la possibilità di ricominciare e i giudici hanno capito evidentemente. Io ho sempre detto che anche lei è stata vittima di quello che è successo: Mariangela non c’è più, certo, ed è quella che ha pagato il prezzo più alto di tutta quella follia. Ma anche Elisabetta poteva finire male come Mariangela e come tanti altri. Io cerco di seguire l’esempio di mia figlia, che si dava da fare per gli altri: lo faccio per Elisabetta e cerco di farlo anche nella vita di tutti i giorni».

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Pezzotta rivolge un pensiero a chi non c’è più e che in questi giorni avrebbe potuto trovare un po’ di serenità: «Penso alla mamma di Elisabetta (Cristina Lonardoni, morta a 53 anni nel 2014 nella sua casa di Vergiate, uccisa dal monossido di carbonio, ndr). Una persona a modo, per bene, che è stata vicina alla figlia cercando di aiutarla in tutti i modi. Il destino le ha riservato un destino crudele, amaro – chiosa Pezzotta -. L’ho conosciuta quando ha cercato in tutti i modi di tutelare la ragazza e anche dopo, quando si è adoperata per aiutare tanta gente sul lavoro. Aspettava questi momenti per vivere qualche anno con sua figlia. Un pensiero a lei è doveroso».

Tommaso Guidotti
tommaso.guidotti@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Maggio 2017
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