Alptransit, il tunnel del Ceneri viaggia spedito

Abbiamo visitato la Caverna Operativa nel cuore della montagna: completato lo scavo del doppio tunnel che costituisce "l'ultimo miglio" del sistema Alptransit

Per ora è un rettilineo lunghissimo, fatto di cemento, che sembra perdersi in un orizzonte che non esiste, nel cuore della montagna. Ma da dicembre del 2020 nel tunnel sotto al Monte Ceneri – 15,4 km di lunghezza totale, praticamente senza curve – passeranno fino a 260 treni merci e 65 passeggeri ogni giorno. Gli Svizzeri hanno confermato la data di consegna per quest’opera, che rappresenta “l’ultimo miglio” – verso Sud – del sistema Alptransit.

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Una ferrovia che collega la pianura padana con la Svizzera interna, Genova con Rotterdam, senza salire oltre i 550 metri di quota (mentre la linea ottocentesca sale fino a 1151 metri del tunnel del Gottardo). Ma anche un’opera che accorcerà le distanze tra Sopraceneri e Sottoceneri, le due “metà” storiche del Canton Ticino.

L’opera è stata avviata nel 2009 e oggi, nel cuore del Monte Ceneri, si è arrivati a un punto di svolta: è stata completata la realizzazione delle due “canne” (una usata dal binario verso Nord, l’altra verso Sud). «Siamo al 75% dell’opera» spiegano i tecnici al lavoro sul cantiere. Detta guardando ai soldi: sono già stati spesi 1,4 miliardi di franchi su una previsione di 1,8.

Al centro della galleria si trova oggi una gigantesca “grotta” artificiale, la CaOp, la Caverna Operativa – accessibile da Sigirino – che è stata utilizzata come base per la movimentazione dei mezzi, lo sgombero della roccia scavata (a colpi di esplosivo), la preparazione del cemento con cui sono state costruite le due canne . Tra pochi giorni la caverna sarà chiusa e ricoperta:  le successive opere – posa dei binari, degli impianti elettrici e di telecomunicazioni – saranno completate usando come via d’accesso lo stesso tunnel.

Nel cantiere lavorano oggi 450 operai e tecnici: gli italiani sono i più numerosi, seguono i cittadini svizzeri, gli austriaci e poi via via quelli di sedici altri Paesi. Si muovono sui camion e gli escavatori, ma persino in bicicletta, su un cantiere che si estende per 15 km (o su 30, se si considera che i tunnel sono due).

La galleria del Ceneri un’opera che cambierà profondamente i trasporti in Ticino, accorciando le distanze tra Bellinzona, Locarno e Lugano. Ma è anche un asse centrale per l’intera Europa: nella giornata di giovedì 8 giugno il cantiere di Sigirino è stato visitato appositamente da una delegazione di oltre venti rappresentanti eletti nei Parlamenti regionali d’Europa (riuniti nella Commissione for Territorial Cohesion Policy), guidati dal presidente del Consiglio regionale della Lombardia Raffaele Cattaneo e accompagnati da consoli e viceconsoli della Confederazione a Milano.

Fatto l’Alptransit, va completata la connessione con il resto della rete ferroviaria europea, a Nord e a Sud. Come già nel caso del tunnel del Gottardo – il tunnel più lungo del mondo, completato addirittura con un leggero anticipo – anche in questo caso il cantiere ha seguito una rigorosa tabella di marcia. E ora tocca alla Germania (a Nord) e all’Italia (a Sud). «Siamo fiduciosi che l’Italia completeà gli interventi entro il 2020» ha detto Gregor Saladin, portavoce dell’Ufficio Federale dei Trasporti. Il grosso delle opere è legato – almeno ad oggi – al rinnovo e potenziamento della linea che da Cadenazzo scende verso Luino, Laveno e di qui verso Gallarate e Novara: il cantiere dal lato italiano dovrebbe concludersi a dicembre 2017.

Perchè si fa tutto questo? È opportuno ricordarlo, come è stato spiegato a tutti i rappresentanti europei: prima di tutto la nuova ferrovia consentirà di ridurre enormemente il numero di camion che attraversano le Alpi. Nel 2000 i camion erano 1 milione 404mila, nel 2015 erano già stati ridotti a 1 milione 10mila, l’obbiettivo finale è arrivare a 600mila, meno della metà rispetto a inizio millennio.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 08 Giugno 2017
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