Ritmo, energia e canestri per la Openjobmetis: travolta la Fortitudo
Grande prova dei biancorossi che prendono il largo nel secondo periodo e dominano Bologna con una partitona di Jakovics e Vene: 83-60
Questa Openjobmetis di inizio stagione, evidentemente, non conosce mezze misure. Al crollo d’esordio con Sassari la squadra di Caja non ha solo risposto con il “trentello” a Trieste ma si è tolta anche lo sfizio di seppellire l’antica rivale Fortitudo, ambiziosa neopromossa: 83-60 il risultato finale per i biancorossi che sono saliti di nuovo quasi al +30 prima di placarsi a qualche minuto dalla fine, senza tuttavia togliere mai l’attenzione dal parquet.
Varese ha vinto, anzi dominato, perché ha messo in campo un’intensità doppia rispetto agli avversari: difesa reattiva e mordente, lavoro di squadra a rimbalzo, circolazione precisa e percentuali alte. Sono tanti gli ingredienti con cui Ferrero e compagni “cucinano” l’Aquila, senza mai dare respiro agli ospiti apparsi quasi sorpresi da tanta grinta sviscerata dalla Openjobmetis. Un dato su tutti: il 44-30 a rimbalzo (o 40-28: Legabasket dà due versioni diverse…) nonostante Bologna potesse schierare quattro uomini d’area senz’altro più stazzati di Simmons che, al contrario, porta a terra ben 13 palloni.
E poi, in attacco, ecco la mano calda che non ti aspetti: quella di Ingus Jakovics, eroe di serata al pari di un sontuoso Siim-Sander Vene. Il lettone, che ha contratto bimestrale che si può estendere fino a giugno, sfodera una partita notevole con 4/6 dall’arco (compresa una tripla “a una mano” al 24”) ma pure con tanta difesa fastidiosa per togliere fosforo a Stipcevic e Fantinelli. Se questo è lo Jakovics “vero”, sarebbe da prolungare oggi. E poi c’è sempre Mayo che quando serve si mette in proprio – mostruosa la bomba che manda le squadre alla pausa lunga – e poi fa da sponda ai compagni senza mai forzare.
Con una gestione del genere della partita Varese non soffre mai e si porta a casa altri due punti estremamente meritati prima di una pausa che, a questo punto, era meglio non arrivasse. Potenza del campionato a 17: domenica prossima i biancorossi tireranno il fiato per poi viaggiare verso l’altra Bologna, la ricca Virtus da stanare al sabato sera al PalaDozza. Vedremo: per adesso, va bene così.
COLPO D’OCCHIO
Pubblico ancora importante a Masnago, e del resto l’incrocio con la Fortitudo merita una cornice adeguata anche se l’assenza dei tifosi ospiti (presenti solo in una ventina di unità: residenti fuori Bologna) ammoscia un po’ l’ambiente. Commovente l’applauso prima della partita per ricordare la piccola Sveva, bimba-cestista di Trieste volata in cielo per la leucemia: bello che la FIP abbia accolto la richiesta de “La Giornata Tipo” per un minuto di silenzio su tutti i campi.
PALLA A DUE
Alla fine Attilio Caja e lo staff medico optano per non rischiare Jason Clark che dunque esordirà tra 15 giorni a Bologna contro la Virtus. Per sfidare la Pompea il quintetto è quello delle prime due uscite: in guardia c’è Tambone che affronta il suo mentore, Antimo Martino, oggi allenatore della Fortitudo. Tutti in panchina, in avvio, gli ex di turno: Stipcevic, Daniel (fischiati) e Gandini. Sotto i tabelloni biancoblu c’è Stephens, gettonaro al posto dell’infortunato Sims.
LA PARTITA
Lo scatto iniziale di Varese (10-4, con un paio di triple) non è troppo incisivo, tant’è vero che la Pompea ci mette pochi minuti a rimettersi in pari e, anzi, a provare a condurre per qualche minuto. Simmons, positivo sui due lati, litiga con i liberi ma prima della sirena tocca a Peak sparigliare le carte per il 17-15 del primo periodo.
E’ però il secondo parziale quello in cui Varese scappa: i due bomber di serata, Vene e Jakovics, martellano il canestro biancoblu e tolgono a Leunen e soci tanta fiducia. La Effe accusa il colpo e si vede: almeno tre palloni vengono persi in modo banale, sul passaggio, contro una difesa di Caja intensa e feroce. Sono segnali che la Openjobmetis prima annusa e poi sfrutta per aprire il break che Mayo conclude da campione a ridosso della sirena: cambio difensivo lontano da canestro punito da una tripla da quasi 10 metri per il 49-31 che in quel momento è massimo vantaggio.
Un dato, quello del maggior divario, aggiornato più volte dopo l’intervallo: Aradori con due triple ridà qualche speranza ai suoi ma dopo il timeout di Caja arriva un 7-0 biancorosso che non ammette repliche. E quando si accende Robertson, arrivano le bombe di Mayo e Jakovics (con fallo e libero segnato) a infiammare il pubblico che si stropiccia gli occhi (70-46 al 30′).
IL FINALE
A coach Martino servirebbe tutta un’altra squadra per provare l’ultimo assalto, invece la Fortitudo resta la stessa anche nel quarto finale: mezza fiammata di qua, mezza di là a interrompere di tanto in tanto il mare biancorosso. Si arriva a +29, poi Varese si dà una calmata (Caja però riesce a sgridare Mayo e Vene per una palla persa a 2′ dalla fine), sussulta per l’unico gol da 3 punti di Tepic e per le giocate difensive di Vene su Mancinelli. Infine la OJM taglia il traguardo senza più spremersi. Finisce 83-60 con lo score ospite che dice, nei quattro parziali, 15, 16, 15 e 14 punti. Per Caja è una vittoria doppia.
Caja ritrova l’arma preferita: “Quando c’è difesa, tutto viene meglio”
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