Comincia la scuola, ma il trasporto non c’è più
Il disservizio che raccontiamo è vissuto da una famiglia di Carnago. Vera e Michele, entrambi 37enni, sposati dal 2009 e residenti nel paese del Varesotto dal 2007, sono la mamma e il papà di Veronica, una bimba di 7 anni affetta dalla rarissima sindrome di Phelan McDermid
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Comincia la scuola, ma il trasporto non c’è più.
Il disservizio che raccontiamo è vissuto da una famiglia di Carnago. Vera e Michele, entrambi 37enni, sposati dal 2009 e residenti nel paese del Varesotto dal 2007, sono la mamma e il papà di Veronica, una bimba di 7 anni affetta dalla rarissima sindrome di Phelan McDermid. Lo scorso lunedì 28 agosto hanno invano atteso l’auto che avrebbe dovuto portare la bimba all’Anaconda di Varese, il centro dove è iscritta da un anno e dove è seguita da un’educatrice. La macchina però non è mai arrivata e non arriverà più, a quanto ha comunicato loro (dopo mail e telefonate) il Comune di Carnago, per mancanza di volontari addetti al trasporto.
Lei infermiera in una clinica svizzera, lui impiegato in un negozio della grande distribuzione della zona, con l’amministrazione comunale del loro paese non hanno mai avuto questioni, non hanno mai chiesto agevolazioni particolari (il trasporto verso l’Anaconda era effettuato in forma gratuita per la sola andata nell’ultimo anno) e non avanzano critiche o polemiche. Chiedono solo che il servizio possa essere garantito non solo per loro, ma anche per chi si trova nelle loro stesse condizioni.
«Troviamo assurdo che non si riesca a trovare una soluzione definitiva e certa – spiegano Vera e Michele -. Quest’anno siamo arrivati all’inizio dell’anno scolastico e nessuno ci ha detto che il servizio di trasporto non ci sarebbe più stato: Vera ha atteso l’auto la mattina, con la cartella di Veronica in mano, ma nessuno si è presentato. Solo dopo le nostre sollecitazioni ci hanno detto che non sarebbe più stato fatto, nè per noi nè per altri, per mancanza di personale volontario. Servirebbe un’organizzazione che permetta il servizio, con risorse e metodo. Crediamo dovrebbe essere una priorità di un’amministrazione comunale: altri paesi lo fanno, lo sappiamo per certo viste le relazioni che abbiamo con altri genitori nelle nostre condizioni. Abbiamo anche un altro bimbo, Edoardo, nato nel 2014. La vita con Veronica è una lotta continua per poterle garantire tutto il possibile: ci sono la scuola, le visite mediche (tutte private), l’alimentazione, le attività riabilitative, la logopedia. Lo facciamo, ma non pensiamo sia giusto che siano le famiglie a doversi sobbarcare il peso di servizi che il Comune non può o non vuole garantire».
In questi giorni di assenza del trasporto sono Vera e i nonni a portare Veronica all’Anaconda: la mamma dopo aver fatto il turno di notte in Svizzera o i genitori di Michele, settantenni o quasi, impegnati in un servizio che dovrebbe essere affidato a personale qualificato.
«All’Anaconda abbiamo trovato un ambiente ottimale, con un’educatrice dedicata a Veronica: i miglioramenti sono costanti e a tratti incredibili solo pensando a pochi mesi fa – concludono Vera e Michele -. Se c’è da pagare per il servizio, paghiamo come abbiamo sempre fatto. Non vorremmo però essere lasciati soli dal nostro Comune».
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