Tarantino prepara il rimpasto di giunta a Samarate (e c’è qualche tensione)

Il sindaco, candidato alla Camera con ottime possibilità, oggi ha anche due deleghe "pesanti". Il rimpasto è certo e ovviamente ha rimesso in moto tutto, tra minacce di dimissioni e ipotesi di "papabili" assessori

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C’è qualche tensione, a Samarate, per il rimpasto di giunta all’orizzonte e per gli avvicendamenti che porterebbe. «Avevamo già ipotizzato per l’inizio di quest’anno un rimpasto di giunta» spiega il sindaco Leonardo Tarantino, impegnato venerdì mattina nella presentazione dei candidati leghisti alle politiche (qui l’articolo nel nostro speciale elezioni). Per ora il sindaco avrebbe rinviato tutto di un mesetto, in attesa di far passare la campagna elettorale delle politiche, ma nel frattempo il domino si è messo in moto (nella foto: la giunta attuale).

Le caselle da ripensare non sono poche: il sindaco ha ancora deleghe pesanti come il bilancio e l’urbanistica, c’è l’ipotesi molto solida che vada a Roma, Lega e Forza Italia vogliono “tenere la posizione” in giunta. L’accordo prevedeva – di massima – il “cambio della guardia” nella presidenza del Consiglio Comunale, tra la leghista Linda Farinon e un esponente da individuare di Forza Italia. Se l’operazione non scattasse comunque, c’è comunque l’idea di “fare il tagliando” alla giunta, gestendo le deleghe “pesanti” ma salvaguardando anche l’equilibrio tra Lega e Forza Italia. Nelle file degli azzurri emerge il nome di Maurizio Garofalo, che potrebbe entrare in squadra. A rischiare il ruolo di “vaso di coccio” tra i “vasi di ferro” degli esponenti di partito c’è Nicoletta Alampi (lista civica “del sindaco”), consigliera delegata al sociale che ha di fatto compiti da assessore e che ha ventilato un passo indietro di fronte al quadro che si è creato. Una presenza preziosa, quella di Alampi, impegnata per due anni e mezzo a contatto con i cittadini ma anche nei progetti di rete sul sociale. E un incarico – impegnativo, non solo in termini di tempo – svolto fin qui in modo gratuito.

Oltre alla squadra di giunta, poi, c’è in ballo anche la presidenza della Fondazione Montevecchio, di fatto unica “società” controllata dal Comune: dopo le dimissioni di Borghi la Fondazione è retta dal vice Tiziano Zocchi, in quota Pd. Una soluzione transitoria rispetto a cui sindaco e un pezzo di maggioranza avevano preferito prendere tempo: meglio una soluzione provvisoria che rimettere in moto troppo presto il rimpasto (il nome che circola, dalle file di Forza Italia, è quello di Gianluigi Roman).

Dalle file dell’opposizione si fa sentire anche il Pd, che in particolare esprime “grande preoccupazione” per il capitolo dei servizi sociali, anche a fronte dei pensionamenti di assistenti sociali e coordinatore dell’ufficio comunale. Per il Pd è “un settore già troppe volte sottostimato dall’attuale amministrazione, che non si è mai dimostrata attenta alle necessità sociali della Città, ma ha solo cercato di sopperire alla mancanza dell’assessore ai servizi sociali, incaricando il consigliere delegato Alampi Nicoletta, la quale si è impegnata per garantire la copertura di questo assessorato nonostante la poca attenzione dimostrata dal resto dell’Amministrazione”.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 02 Febbraio 2018
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